Come lascio l’avvocatura per produrre un olio di qualità

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17 Luglio 2014

Ha lasciato il suo lavoro di avvocato ed è tornata all’azienda agricola di famiglia, Agricola Doria. E l’ha rinnovata. Alessandra Paolini, 47 anni, cosentina, ha scelto di tornare alla terra per necessità (l’improvvisa morte del padre che gestiva l’attività) e amore per la sua terra, la Calabria.

È lei oggi la protagonista di un’#Italiacheriparte:

Quando ho appreso della morte di mio padre, lavoravo in uno studio legale. L’azienda è di proprietà della mia famiglia dagli inizi del novecento. Allora ho sentito la responsabilità di proseguire l’attività e rilanciarla. All’inizio ho provato a portare avanti sia la mia professione che l’azienda. Ma poi ho dovuto fare una scelta» racconta Alessandra a Millionaire.

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Senza alcuna esperienza nel campo agricolo, è partita dal basso: si è confrontata con gli impiegati dell’azienda, ha studiato e seguito le fasi della potatura e del diradamento, e si è confrontata con altri imprenditori del settore:

Sono partita da zero. L’azienda produce pesche e agrumi. Avevamo un piccolo vigneto, ma con la concorrenza del vino estero non era economicamente sostenibile. Allora ho deciso di sradicarlo e di produrre olio di qualità».

Una decisione che le ha portato fortuna: oggi l’azienda produce olio extravergine di oliva monocultivar in sette varietà: dai 4mila a 6mila litri ogni anno su 10 ettari di terreno (dai 9 ai 13 euro a litro). E ottiene prestigiosi riconoscimenti come la Corona Maestro d’olio 2013 conferita dall’Acccademia Maestrod’olio per il Monocultivar Grossa di Cassano:

All’inizio gli altri produttori mi hanno criticata. Dicevano che i consumatori volevano sempre lo stesso olio e che non aveva senso offrirne così tante varietà. Alla fine ho insisto: volevo stabilire un rapporto con i clienti, raccontargli la mia azienda, la varietà dei prodotti che offrivamo, il lavoro (duro) che c’era alle spalle. E alla fine è una scelta che ha pagato».

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Oggi continua per la sua strada tra tante difficoltà:

La politica e le associazioni di categoria sono incapaci di fare i vantaggi degli imprenditori agricoli. C’è da denunciare poi la cattiva informazione che c’è nel settore. Abbiamo demandato agli altri il compito di raccontarci. E chi scrive di agricoltura spesso non ha una vera percezione di come funziona. Dobbiamo tornare a parlare di noi e ritrovare il filo diretto con il consumatore, vittima di un sistema di mercato che non gli consente di apprezzare la qualità di un prodotto e distinguere un olio di qualità da uno scadente importato dall’estero».

E molte certezze:

Confesso che ci sono stati dei ripensamenti, ma rifarei questa scelta un milione di volte. L’Italia ha un patrimonio incredibile, basti pensare che abbiamo 540 varietà di ulivi, più che in ogni altro Paese al mondo. Quando facciamo l’Italia abbiamo una marcia in più. Perdiamo quando tentiamo di scimmiottare altre nazioni e perdere di vista la qualità del prodotto».

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Cosa consigli ai giovani che pensano di investire nel settore agricolo?

Di non limitarsi a investire. Ma educare. Ci sono tante idee sbagliate che vengono divulgate. A un giovane direi di impegnarsi e offrire le sue conoscenze per educare i consumatori al buon gusto e alla qualità. E poi innovarsi: l’agricoltura non può essere quella di 50 anni fa. Innovarsi non significa disconoscere il passato. Ma impegnarsi a rivalorizzarlo».

INFO: http://agricoladoriasrl.it/

Giancarlo Donadio

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