yamamay carpisa

Come lavorare 50 anni ed essere felici in famiglia

Di
Redazione Millionaire
8 Agosto 2012

Storia di un’azienda guidata con impegno e fantasia. E di un uomo che con la famiglia gestisce 1.130 negozi. A tu per tu con Luciano Cimmino, il re dell’intimo Yamamay e delle borse Carpisa

1962: gli inizi

Luciano Cimmino, oggi presidente onorario di Inticom, creatore del brand Yamamay e uno dei fautori dell’affermazione di Carpisa, più di 40 anni fa, entra nell’attività di Luigi, suo padre, agente di commercio nel settore tessile. «Erano anni facili per chi faceva impresa. Il commercio aveva un ruolo fondamentale. Le mercerie producevano volumi d’affari pazzeschi e andavano rifornite. Non si dovevano adottare strategie di marketing sempre nuove per catturare il cliente. La richiesta era superiore all’offerta. Bisognava solo avere merce da dare e ricercare i fornitori. Serviva di tutto, per riempire gli armadi, dai fazzoletti ai calzini, fino agli abiti e alla biancheria. Il boom riguardava tutti i comparti».

1975, inizia la svolta

Dopo la scomparsa del padre, Luciano lavora con suo fratello Giancarlo. Insieme hanno la rappresentanza di aziende come Bassetti e Stefanel. «Ho assistito allo spostamento dell’asse del mercato, dai grossisti verso il retail e la Gdo. Un processo evolutivo che mi ha coinvolto direttamente. Ho cominciato a pensare a una svolta della mia attività».

1983, in principio fu una T-shirt

Luciano lascia la sua attività di agente e con alcuni soci lancia il marchio Original Marines. «Avevo una visione chiara: la produzione del tessile doveva essere fatta fuori d’Italia, a causa dell’elevato costo del lavoro. In Italia potevano essere realizzati solo prodotti griffati, di design, con tessuti tecnici e innovativi».

Non solo T-shirt, ma abbigliamento per tutta la famiglia, con collezioni sempre nuove. «Ci indirizzammo al franchising, negozi monomarca con un concept originale. la formula ebbe successo e crebbe, nell’arco di 10 anni».

2001-2002, Cimmino vende Original Marines

«L’azionariato della società era frastagliato, si arrivò a un punto di attrito doloroso con mio fratello, di cui non so ancora spiegarmi il perché. La rottura mi ha coinvolto emotivamente in modo molto profondo». Nasce il progetto Yamamay.

2002, il nome di un baco da seta

«In quell’anno ho deciso di lanciare un nuovo marchio e una nuova generazione di imprenditori, i miei figli. Per cercare il nome mi sono messo a sfogliare un libro di mio padre, un manuale tecnico del 1923 per direttori di setifici, dove trovai il nome di un baco da seta, il Bombix yamamay. Era palindromo, cioè si poteva leggere sia da destra che da sinistra. La prima ad approvarlo fu mia moglie. Gli altri accettarono quasi per disperazione: era difficile trovare un nome che non fosse già registrato».

2003, l’unione con la famiglia Garda

«La Inticom è una società al 50% con la famiglia Garda di Samarate (Va), una solida azienda di produzione e distribuzione di Intimo, da 40 anni sul mercato. Siamo l’unione di due realtà diverse. Da una parte la propensione lombarda a fare industria, una concretezza che ha radici profonde. Dall’altra la genialità meridionale. Fare commercio è nel nostro dna, come la capacità di affrontare il mercato e le sue sfaccettature con soluzioni ardite. Noi del Sud abbiamo scardinato il tran tran dei nostri soci del Nord, li abbiamo trascinati in un vortice di lavoro 24 ore su 24».

Nasce la family company

«La nostra è una vera family company, dove mia moglie Carmelita Antinolfi ha da sempre un ruolo fondamentale. Ha avuto anni fa la responsabilità di due negozi Bassetti. Poi mi è stata accanto, supportando un imprenditore sempre impegnato e crescendo i nostri figli. Infine è tornata a occuparsi attivamente dell’azienda, seguendo personalmente due negozi Yamamay a Napoli, fondamentali per sondare gli umori di mercato e la clientela. Con noi, lavora fin dal 1987 mia figlia Barbara, 40 anni, con il marito Francesco Pinto, avvocato, che ha fatto esperienza in Procter & Gamble, attuale amministratore delegato di Inticom, l’azienda che gestisce il marchio Yamamay. E mio figlio Gianluigi, 37 anni, laurea in Marketing e master negli States, amministratore delegato di Kuvera (l’azienda che si è fusa con Inticom nel 2007), che gestisce Carpisa.

La mia fortuna sono loro

«Mi ritengo fortunatissimo e sono molto orgoglioso di lavorare con mia moglie e i miei figli. Agli altri imprenditori auguro di avere figli così. Se ho un merito è quello di aver scelto di farmi da parte, anche con una certa rapidità. Ho visto molti esempi negativi di padri-padroni che schiacciano la personalità dei figli. Voglio lasciare anche a loro soddisfazioni e meriti, la possibilità di realizzarsi nel periodo più giusto per questo, tra i 30 e i 50 anni»

2008-2009

Il segreto del successo, anche in tempi duri è produrre più degli altri. «È un momento difficile. Occorrono sforzi maggiori per  arrivare a un risultato. I mercati non crescono, in assoluto. È in atto un processo di cannibalizzazione delle aziende più deboli. Tutti si fanno male, se il mercato non cresce. Il mio auspicio è che i consumi riprendano: allora emergeranno i migliori, che ora si sbranano tra loro». La nostra ultima novità è la sede di Carpisa, 10mila mq nell’interporto di Nola (Na), dove operano uffici stile, modellatura, formazione e personale e si organizzano meeting e presentazioni di prodotti. Nel 2009 abbiamo assunto nuovi dipendenti. Tra sedi e negozi occupiamo centinaia di persone. Per non parlare del franchising e dell’indotto. Abbiamo affidato la logistica a una società esterna. Un passaggio indispensabile per un rete che vuole svilupparsi rapidamente. Così abbiamo costi predefiniti, disponiamo di magazzini per circa 30mila mq e non dobbiamo ampliare la superficie dell’azienda.

Tutti in mensa

«Dalla sala da pranzo di Original Marines, dove una signora materna cucinava per qualche decina di persone pastasciutte genuine e offriva mozzarelle freschissime, tra le foto di famiglia, oggi la tavola si è allargata a 100 persone per Yamamay e 100 per Carpisa. Ma il principio resta sempre lo stesso: trovarsi insieme, senza posti fissi, trasformare la pausa in un momento di aggregazione. E non parlare solo di lavoro. Sentirsi in famiglia è importante, quando si lavora.

Le strategie

«Puntiamo sul comarketing. Abbiamo raggiunto, in un paio di mesi, un’intesa con EasyJet per un concorso on line per San Valentino. “I’m coming, Baby” era il claim. Poi c’è la cura per l’immagine. Abbiamo appena chiuso la produzione del nuovo catalogo invernale Carpisa. è stato realizzato a Brasilia: siamo la prima azienda che celebra il 50° anniversario della sua fondazione. Ha seguito tutto, come sempre, Gianluigi: si dedica cuore e testa alla comunicazione. A Natale abbiamo scelto un passaggio televisivo a Striscia la notizia. Pochi minuti in tv sono molto costosi. Eppure il giorno dopo le clienti andavano in negozio a chiedere esattamente quella linea pubblicizzata. Soldi ben spesi».

Il mio futuro

«Il meglio della mia vita, adesso, sarà pensare ai miei nipoti. E a me stesso. Mi sono appena concesso una vacanza di sei giorni alle Maldive, con mia moglie. La prima vacanza vera, senza qualche fine lavorativo, negli ultimi 40 anni. Ma non resto inattivo. Ci sono nuove imprese che mi entusiasmano. Per esempio la recente partecipazione azionaria in Jaked: un marchio boom di costumi da gara di nuoto, esploso e conosciuto in tutto il mondo. Ci sono stati del problemi, l’ostracismo dei colossi del settore. Ma un’azienda in grado di far crescere il Made in Italy nel mondo dovrebbe essere aiutata in ogni modo, non ostacolata. Ora abbiamo presentato alla Fina un nuovo tessuto tecnico, approvato dopo due mesi. Aiuterà l’azienda a crescere ancora. Non pensiamo a negozi diretti, ma a vendere nei multimarca e in corner nelle piscine e nei centri sportivi. È un canale interessante che potrebbe crescere molto nei prossimi anni».

INFO: Inticom Spa, Gallarate (Va), www.yamamay.com, Kuvera Spa, Interporto di Nola (Na), www.carpisa.it

Silvia Messa, Millionaire 3/2010

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