Come reinventarsi un’azienda. La storia di Antonio Chello

Di
25 Ottobre 2012

La parola crisi è ormai lo spettro contro cui si infrangono i sogni di molti imprenditori.

Ci sono casi in cui quella stessa parola può diventare sinonimo di opportunità.

L’imprenditore Antonio Chello racconta:

“Fino all’inizio dello scorso decennio ero dirigente di un’azienda il cui core business consisteva nella produzione di cabine telefoniche. La diffusione dei dispositivi portatili stava ormai erodendo gran parte del nostro mercato di riferimento, in maniera irreversibile”.

E dinanzi all’evoluzione dei mercati le possibilità di scelta sono poche: si cambia o se ne esce.

“Chiesi all’azienda di poter prendere in gestione un suo ramo secondario, quello dedicato alle smartcard. All’epoca la tecnologia alla loro base veniva utilizzata al 95% per le schede sim per telefoni mobili, solo un 5% per i sistemi di identificazione digitale. Decisi di riversare le mie competenze su quest’ultimo settore”.

La smartcard è una tessera simile ad una carta di credito capace di custodire e trasmettere dati ad alta sicurezza. Oggi è utilizzata, tra l’altro, per apporre in forma digitale la propria firma su documenti elettronici, in modo da equipararli a quelli cartacei. Firmando digitalmente un documento si garantisce la propria identità, si è certi che non possa essere ripudiato dal destinatario, si è sicuri che non possa subire manomissioni.

Antonio Chello comincia ad occuparsi dei lettori per smartcard. E il motivo di declino si trasforma in trampolino di lancio.

“Il primo successo fu quello di riuscire a vendere i lettori all’interno del circuito Buffetti. Ottimo risultato ma il fatturato annuo da questa attività era di soli 10.000 euro. Il mercato era ancora acerbo, a crescita lenta. Questi numeri non potevano invertire la tendenza per una grande azienda in difficoltà”.

Decide di proseguire da solo. Nel 2004 fonda la sua società, Bit4id, che nel 2010 esplode: 2 milioni di lettori per smartcard e token venduti negli ultimi due anni, sedi in Italia (presso il Polo Tecnologico di Campania Innovazione, proprio a Napoli), Spagna, Portogallo e Inghilterra, esportazioni dei propri prodotti anche in Grecia, Bulgaria, Turchia, Marocco, Ungheria, Repubblica Ceca, Finlandia, Polonia e Cina.

L’ascesa non è esente da difficoltà, le solite che attanagliano l’imprenditoria italiana.

“In Italia il costo del lavoro è troppo alto, ben superiore a quelli che si registrano in altre realtà europee nelle quali stiamo operando”.

Superare gli ostacoli economici e finanziari non è semplice ma spesso si sottovalutano altri fattori determinanti per le sorti di una startup.

“Il marketing è di importanza cruciale. Definire il target, il posizionamento, la concorrenza e i canali di vendita del proprio prodotto sono passaggi dai quali un’azienda che vuole emergere non può prescindere. Bisogna essere disposti a spendere tante energie nella redazione di un business plan accurato”.

E se gli si parla di crisi, Antonio Chello risponde così:

“Certo, il periodo non è dei migliori ma oggi i giovani hanno nuovi strumenti per far valere le proprie idee. Una volta in possesso di un progetto valido e delle competenze per realizzarlo, internet interviene in loro aiuto, mettendogli a disposizione un mercato globale. E, ancor di più, offrendogli la possibilità di entrare facilmente in contatto con altri soggetti che possano integrare le proprie competenze. Dalla condivisione di un’idea possono derivare gli spunti determinanti affinché si traduca in realtà.”

 

Giuseppe De Pascale

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