Da libraia a scrittrice

Di
Lucia Ingrosso
13 Maggio 2016

Cristina Di Canio, 32 anni, corona il suo sogno di aprire una libreria a Milano. E la sua storia è così bella che diventa un libro, già di successo

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Bruna, carina, vivace, solare. Cristina si diploma perito turistico e molla l’università dopo tre mesi, perché «Il mio desiderio di indipendenza era troppo forte». Lavora come impiegata («Il mio primo capo mi dettava i fax: sembra un’altra epoca»). Poi entra in un’azienda austriaca, dove da receptionist fa una bella carriera, fino a diventare assistente di direzione.

«Guadagnavo bene, ero stimata. Ma dentro di me c’era una vocina che mi ricordava la mia passione di sempre: i libri. Avevo mandato curriculum per ogni posizione libera legata ai libri. Mi sarebbe piaciuto anche solo inscatolarli, ma nessuna risposta. Poi, il giorno del mio 26esimo compleanno, un’amica mi fa gli auguri e mi racconta che vuole cambiare lavoro. Lei fa la commessa part time in una piccola libreria. “Allora il tuo posto ora è libero?” le chiedo. Prima di candidarmi, chiedo al mio fidanzato Antonio che cosa ne pensa. Viviamo insieme e rinunciare a metà stipendio è una decisione da prendere in due. Lui non ha dubbi: “Prova, che almeno uno dei due faccia un lavoro che lo appassiona”».

Cristina fa il colloquio e ottiene il posto. Pensa che un po’ di gavetta sia quello che fa per lei. All’inizio si limita a svuotare i cestini e sistemare gli scaffali, ma è una che impara in fretta. Così, qualche mese dopo, quando trova un locale in affitto nella sua zona, pensa sia arrivato il momento di aprire la sua libreria.

La scatola lilla: oneri e onori

Il locale è piccolo (30 mq), da ristrutturare, in una zona periferica, in una strada non di passaggio. Però lei entra e si innamora. La famiglia la incoraggia. «Aspettavo un segno. La vado a visitare portando con me mia nipote Asia, 11 mesi. “Se Asia sorride, firmo”». Asia sorride e l’avventura della libreria Il mio libro (via Sannio 18, Milano) ha inizio. «Sin da subito, punto sulla condivisione. Mi faccio aiutare dai lettori, per scegliere i libri. Coloro le pareti di lilla: da allora la mia libreria diventa “la scatolina lilla”. Organizzo eventi e presentazioni di libri. Accolgo i bambini e gli abitanti del quartiere. Ma passa il tempo e i conti non quadrano. Qui ho investito tutti i risparmi della mia vita lavorativa, oltre ad aver acceso un mutuo di 50mila euro, per cui hanno garantito i miei genitori. In libreria c’è sempre gente, ma i margini troppo bassi non bastano. Devo inventarmi qualcosa».

Fra le iniziative che si inventa Cristina, c’è Segreta è la notte, una presentazione a sorpresa (l’autore è misterioso, a indicarlo solo tre indizi) a cui possono accedere in pochi. «Ai milanesi piacciono gli eventi esclusivi. Per il primo evento, i 30 posti si occupano in due settimane. Per l’ultimo, posti esauriti in un’ora. La presentazione si tengono a libreria chiusa, dopo le 22. I lettori hanno trovato autori come Carlotto, la Bignardi, Malvaldi. Oltre a musica e degustazione di vini. Un vero successo».

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La svolta: i libri sospesi

«All’inizio del 2014, una mattina un signore entra e compra un libro. “Non lo porto a casa. Io l’ho già letto, è bellissimo, lo lascio in regalo. Scelga lei a chi darlo” mi dice, a sorpresa. Trovo l’idea bellissima, un po’ come il caffè sospeso a Napoli, in questo caso pensato più per condividere qualcosa che abbiamo amato, piuttosto che per aiutare chi ha bisogno. Il mattino dopo lo regalo a una cliente, che ne lascia sospeso a sua volta uno. Da allora, ho venduto 700 libri sospesi. Per promuovere l’iniziativa, ho anche inventato l’hashtag #librosospeso, che in pochissimo tempo ha coinvolto tre milioni di persone. Da allora, tutti si sono accorti di me e della scatola lilla. Anche se ho continuato a fare le cose di prima, la percezione di clienti, giornalisti ed editori è cambiata di botto».

L’esordio come scrittrice

Passa qualche tempo. Una sera, Cristina parla della sua esperienza di libraia a una cena di addetti ai lavori. «Racconto che una cliente ha lasciato un libro sospeso. Lo ha preso un uomo, che a sua volta ne ha lasciato uno in sospeso, ma destinato a lei. E loro hanno iniziato a dialogare così. Il mio vicino mi dice che è una storia bellissima e mi chiede se ho mai pensato di raccontarla in un libro. Io mi schermisco, dico che non è il mio lavoro. Lui mi incoraggia e mi dice che è un editor Rizzoli. Il progetto del romanzo La libreria delle storie sospese, appena uscito, è nato così. Gli editor mi hanno aiutato a impostarlo e scriverlo e la storia è solo in parte autobiografica».

Il libro è appena uscito, ma Cristina fa già incetta di successi. La stampa parla di lei, i colleghi librai la stanno invitando a presentarlo in tutta Italia e, notizia dell’ultima ora, sono appena stati acquistati i diritti per la pubblicazione in Germania. «Non mi aspettavo tutto questo, ma sono felicissima!» esclama Cristina. A volte, la vita può essere anche più bella di un romanzo.

 

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