Daniele Contini, Country manager per l’Italia di JustEat

«I segreti per farcela? Umiltà, coraggio, voglia di sporcarsi le mani»

Di
Lucia Ingrosso
28 Giugno 2018

Daniele Contini, 45 anni, quattro figli. Da ragazzo voleva fare il giornalista. Si è laureato in Comunicazioni sociali e media. Internet lo ha affascinato come mezzo per comunicare e mettere in contatto le persone. Ha lavorato in molte aziende, da Microsoft a Poste italiane. L’esperienza più significativa è stata in Subito.it: l’ha lanciata come Ceo e ci ha lavorato per sette anni. Poi è arrivata l’opportunità di JustEat, multinazionale del take away, di cui oggi è country manager per l’Italia.

Com’è iniziata questa avventura?

«Era il 2015, quando sono stato contattato da un head hunter. La ricerca era in corso da tempo, perché la figura aveva requisiti ben precisi. Io stavo vivendo un’esperienza lavorativa bella ma difficile: viaggiando quattro giorni alla settimana facevo fatica a
conciliare lavoro e famiglia. Così ho partecipato alla selezione. A Milano ho fatto tre-quattro colloqui. Il round finale è stato a Londra: sei-sette colloqui con una serie di manager. Le domande ruotavano intorno a problemi e situazioni-tipo e io dovevo spiegare come li avrei affrontati».

In che modo si è preparato alla selezione?

«Ho studiato a fondo JustEat, sotto tutti i punti di vista: ho analizzato nel dettaglio il business, ho frequentato i ristoranti, ho fatto degli ordini, chiamato il customer care e ho scaricato i bilanci».

Come sono stati gli inizi?

«Avevo un piccolo team, lavoravamo in un appartamento in affitto. In tre anni è cambiato tutto: siamo passati da 25 persone a 100, abbiamo preso uffici più grandi, fatto acquisizioni».

Di che cosa si occupa?

«Di un po’ di tutto. Presidio l’acquisizione e il mantenimento dei ristoranti, specie delle grandi catene. Seguo il marketing. Organizzo il team».

Quali le peculiarità dell’Italia e quale la strategia che ne consegue?

«Abbiamo una grande passione per il cibo e la qualità dei nostri ristoranti è mediamente alta. Di contro, paghiamo soprattutto cash e facciamo pochi ordini di cibo online: il 5% contro il 20% della media degli altri Paesi. Perciò la nostra comunicazione è più didascalica:
spieghiamo bene come funziona il servizio e cerchiamo di invogliare a sperimentarlo. Una volta che provano la comodità, poi è fatta!».

Che qualità richiede il suo ruolo?

«Imparare da tutti, sporcarsi le mani, umiltà. Spirito imprenditoriale. E andare d’accordo anche nel disaccordo».

Consigli ai più giovani?

«Cogliere le opportunità disponibili, anche se non in linea con le nostre aspirazioni. Questo ci permette di imparare e poi cercare le opportunità più adatte. Conoscere l’inglese. Non aver paura di cambiare. Quando sono passato da Poste Italiane a Subito.it mi hanno assunto in un bar, il sito ancora non esisteva, eravamo in tre, e sono andato a guadagnare di meno. Era una startup, poteva fallire dopo tre mesi. E invece è andata bene. E poi leggere Millionaire: io e mia moglie siamo vostri lettori».

Tratto dall’articolo “Noi, italiani scelti dal gotha della tecnologia” pubblicato su Millionaire di maggio 2018. Per acquistare l’arretrato scrivi a abbonamenti@ieoinf.it

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