Fulvio, l’inventore senza dita

Di
Redazione Millionaire
19 Settembre 2012

Una persona che scia, pattina, va in motocross e continua a divertirsi anche oltre i 40. Questo probabilmente è un traguardo già ambizioso per molti.

Fulvio Marotto lo fa senza problemi. Anche se ha perso le gambe e le dita nel 2003.

Una piccola (grande) dimostrazione in questo video:

Com’è accaduto sembra quasi uno scherzo del destino. Una semplice broncopolmonite curata male ha portato a dei grossi problemi di circolazione negli arti periferici. L’amputazione è stata necessaria per salvargli la vita.

Un anno di ospedale.

Questo è quanto c’è da sapere sulla sua malattia. Argomento di scarso interesse per lo stesso Fulvio:

Non voglio suscitare pietà! Non voglio che si dica poverino, non voglio essere compatito

Una prima dimostrazione di grande entusiasmo per la vita.

Dopo la lunga convalescenza, le protesi del Servizio Sanitario Nazionale tardano ad arrivare. Fulvio decide quindi di costruirle da sé: per un meccanico trevigiano d’esperienza come lui non è un grosso problema progettarle. Per la realizzazione ha cercato l’aiuto di un amico fidato.

Dopo aver ricevuto le protesi tradizionali si rende conto che quelle realizzate con le proprie idee sono nettamente migliori: fanno meno male, sono meno stancanti e più comode.

Fulvio non è tipo che si accontenta facilmente: non gli basta camminare senza gambe. Vuole tornare a divertirsi, praticando gli sport che ama: il pattinaggio, lo sci, il ciclismo e il motocross.

Ci riesce creando delle protesi ad hoc per ogni singola disciplina.

In questo video, ad esempio, spiega come funziona il sistema che gli consente di tornare a guidare una moto.

Non aspettare niente da nessuno. Fai

Lo abbiamo visto ieri, prendendo spunto da un’espressione efficace di John Lennon:

Non aspettate che Jimmy Carter o Ronald Reagan o John Lennon o Yoko Ono o Bob Dylan o Gesù Cristo arrivino e lo facciano per voi. Devi farlo da te

Così è stato anche per Fulvio. Le protesi che il SSN (servizio Sanitario Nazionale) doveva fargli avere di diritto tardavano ad arrivare. Il meccanico trevigiano però aveva evidentemente troppa energia da mettere in campo, per farsi fermare da questo semplice intoppo burocratico.

Ha ripreso in mano il proprio destino senza aspettare, senza attendere interventi esterni: con le proprie mani, anche se mutilate, ha saputo ricostruire la propria vita. Come uomo normale, come persona che ama divertirsi.

Anzi, Fulvio ha dovuto fare i conti con più intoppi che aiuti. Al “Mattino” ha raccontato:

La mia difficoltà più grande comunque è stata battere la burocrazia. Dopo tre anni di lavoro la mia moto era già pronta. Gli altri sette sono stati una lotta impari contro uffici e leggi che tutelano i disabili solo in teoria e non verificano lo stato dei fatti e le capacità dei singoli

Tenete presente che per anni ha dovuto fare i conti con una semplice pensione da 250 euro mensili e qualche lavoro da meccanico che continuava a svolgere.

Dal lunedì al venerdì lavorava, nel weekend studiava i suoi progetti e vi apportava migliorie.

24/7: un ritmo bestiale per una persona normale. Fulvio, evidentemente, è un supereroe.

Da mancanza a opportunità

Le crisi e i momenti di difficoltà profonda arrivano per tutti. L’unica possibilità per uscirne fuori più forti di prima è ribaltare il paradigma comune: da crisi a opportunità.

Scrive Fulvio sul suo sito:

Oggi posso dirvi con franchezza che la mia vita non è cambiata più di tanto. Faccio tutte le attività che facevo prima se non di più. Ovvio che ci metto di più, però ho imparato a usare di più la testa e ora riesco a risolvere più problemi di prima e con minore sforzo

Quando si è in difficoltà, il modo perfetto per uscirne è ribaltare le proprie miserie in occasioni di riscatto.

A Fulvio sono mancate improvvisamente gambe e dita. Piuttosto che concentrarsi sulle mancanze, ha imparato a sviluppare di più e meglio altre parti del proprio essere: in primis, il cervello.

E frasi come “faccio tutte le attività di prima, se non di più” e “riesco a risolvere più problemi di prima e con minore sforzo” restituiscono tutto il peso di questo concetto fondamentale.

Ripensare sé stessi

La storia di Fulvio è anche un invito a immaginarsi diversi.

Quanto spesso si sente parlare di giovani (e non) che, stanchi di condizioni di lavoro oscene o disoccupati, decidono di dare una svolta alla propria vita, mettendosi in proprio, diventando imprenditori, di sé stessi in primis.

Da “semplice” meccanico, Fulvio è diventato inventore, ricercatore, imprenditore.

Nel 2009 è stato premiato con mille euro per le sue idee innovative alla “Start Cup” per nuove imprese organizzata dalle Università di Padova, Venezia e Verona.

«In questo periodo sto collaborando con l’Università di Trieste. Mi paga per sviluppare le mie idee e le mie applicazioni», ha dichiarato a “Il Mattino” pochi giorni fa.

È stato capace di reinventarsi, nonostante le sue difficoltà, cercando uno spazio per qualcosa in più.

E la sua storia ci ricorda anche una delle più importanti sfide che un business si pone:

risolvere il problema pratico di qualcuno.

Fulvio ha cominciato da sé stesso.

Divertiti (è il segreto del successo)

A chi gli chiede come ha cominciato il proprio percorso di (ri)crescita personale, Fulvio risponde semplicemente dicendo che aveva la ferma volontà di tornare a vivere come prima e di tornare a divertirsi come prima.

Nella semplicità di questa ferma volontà è racchiuso il segreto di molte storie di successo.

È, ad esempio, la filosofia di vita di uno dei più grandi imprenditori degli ultimi anni: Richard Branson.

Il fondatore della Virgin, infatti, è solito dire:

«Passi quasi l’80% della tua vita lavorando. Chiunque desidera divertirsi a casa; perché non dovresti divertirti anche a lavoro?»

La passione per l’attività che si ama fare, che ci fa divertire e gioire rappresenta spesso la marcia in più, la molla che ci spinge a fare più e meglio di altri.

Approfondimento: Vivi di passione. O non vivi

 

Gennaro Sannino

 

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