Il jeans che parla italiano

Di
Redazione Millionaire
3 Agosto 2012

Ispirato dagli americani e venduto ai russi ai tempi della guerra fredda, il primo marchio del denim tricolore ha compiuto 50 anni. Storia della Rifle

Una pioggia d’oro e di paillettes sui ricami e le rifiniture di jeans, felpe, camicie, T-shirt e altri capi delle sue linee casual. È così che Rifle, storico e primo marchio italiano del denim, ha voluto festeggiare le nozze d’oro con i suoi clienti. Dal settembre scorso, infatti, è arrivata nei negozi una speciale collezione commemorativa del cinquantesimo compleanno, celebrato anche su ogni singolo paio di jeans con una targa in pelle, un po’ vintage, che recita “the Rifle 50th Anniversary”. Dietro al successo di questo nome c’è l’intraprendenza e la spiccata intuizione dei fratelli Giulio e Fiorenzo Fratini, originari di Campi Bisenzio (Fi), che nel dopoguerra s’ingegnarono nel comprare balle di capi usati che arrivavano dagli Usa, che poi trattavano e riciclavano, trasformandoli in tessuti nuovi e di ottima fattura. Con materie prime praticamente gratis e un prodotto di qualità, gli affari prosperavano, ma i Fratini si resero conto che il futuro stava in quei pantaloni denim fatti in America che tanto piacevano ai giovani. E fu così che la “Confezioni Fratini” iniziò a importare jeans dagli Usa, successivamente a produrli, fino a che, nel 1958, registrò il marchio Rifle e avviò la produzione in proprio. Modelli originali, ben fatti, non troppo larghi né troppo attillati, sempre migliorati nel taglio e nelle rifiniture, con un prezzo alla portata delle tasche giovanili. Anche in questo caso l’idea funzionò. Verso la fine degli anni Sessanta, poi, i due ebbero un’altra geniale intuizione: bisognava portare il jeans nei mercati in cui i prodotti americani non erano presenti, ossia quelli dell’Europa dell’Est in piena guerra fredda. Nel 1968, Rifle è il primo marchio a varcare la cortina di ferro attraverso canali governativi, arrivando in Cecoslovacchia. Nel 1980 è la volta di Unione Sovietica e Germania Est. Oggi il marchio italiano è distribuito anche in Bulgaria, Polonia, Paesi balcanici, Svizzera, Spagna, Grecia e Cuba. Ma i mercati piú importanti restano i Paesi dell’Est europeo, che rappresentano il 60% delle esportazioni Rifle e dove jeans si dice rifle o rifliska, di qualsiasi marca sia.

Negli anni Novanta l’azienda va per la maggiore: nell’arco del decennio confeziona 50 milioni di capi, che non sono più solo pantaloni ma anche felpe, magliette, camicie e giacconi.

Tuttavia il pezzo forte rimane sempre il jeans, nei suoi modelli da uomo o donna, che oggi costano tra 70 e 90 euro e che continuano a essere realizzati secondo gli standard tradizionali di qualità e resistenza, senza però rinunciare ad arditi trattamenti di lavaggi che trasformano l’aspetto estetico del jeans. Qualche anno fa gli eredi dei fondatori del marchio hanno preso strade separate. Sandro Fratini, figlio di Giulio, è rimasto nell’azienda di famiglia. La Super Rifle e CoFiGi, società proprietaria del complesso industriale di Barberino di Mugello (Fi), sede del marchio, sono oggi controllate da Rifle Holding Spa, presieduta proprio da Sandro Fratini. Corrado e Marcello, figli di Fiorenzo, hanno invece lasciato l’impresa per dedicarsi a investimenti immobiliari. I loro nomi sono comparsi anche nella cordata di imprenditori disposti a rilanciare Alitalia

INFO: www.riflejeans.com

Cristina Galullo, Millionaire 1/2009

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