L’importanza di chiamarsi Gold

Di
Redazione Millionaire
9 Agosto 2012

È partito dal nulla. Oggi ha un impero di negozi di lingerie ed è proprietario della squadra di calcio inglese West Ham United. Storia di David Gold. «Guardare le foto della mia infanzia mi fa rimanere con i piedi per terra. Non ho mai dimenticato la puzza della povertà»

Quella che state leggendo è una vita da romanzo. Il protagonista si chiama David Gold, ha 73 anni, è uno degli uomini più ricchi d’Inghilterra. Ha costruito un impero dal nulla. Partito da una famiglia poverissima in uno dei quartieri più popolari di Londra, ha creato una rete di negozi di lingerie e sexy toy che va fortissimo in Europa, ed è il patron della squadra di calcio londinese West Ham United. «Ricordo ancora quando, da bambino, soffrivo per la fame e il freddo. Mi sono dato da fare fin da subito per guadagnare qualche sterlina. Con i primi soldi è nato in me il desiderio di non tornare mai più povero insieme a una forte spinta verso il successo» ha raccontato Gold a Millionaire.

Il primo denaro guadagnato arriva dalla strada, quando a 11 anni Gold inizia a vendere qualsiasi cosa, dai bottoni alle decorazioni natalizie fatte in casa dalla madre. «Io e mio fratello Ralph cercavamo di vendere non appena eravamo fuori da scuola. Mi chiedo se saremmo mai diventati imprenditori se non avessimo avuto quell’opportunità di capire che saper vendere era un’abilità indispensabile per sopravvivere» scrive Gold nella sua autobiografia. Dopo una giovinezza costellata da risultati scolastici scarsi per il troppo tempo dedicato alla vendita con pochi momenti felici nella squadra di calcio locale, Gold lascia gli studi per aiutare la famiglia a sbarcare il lunario.

Muratore a 15 anni

Il primo apprendistato come muratore è a 15 anni. «Era simile a una schiavitù: servivo gli altri, facevo il tè, ero un galoppino… Ma non mi commiseravo, perché stavo guadagnando il doppio di quanto avessi incassato fino ad allora» ricorda lui. L’avventura imprenditoriale nasce per caso: «Mio fratello era diventato venditore di libri e riviste. Fu lui a dirmi che un negozio con cui lavorava era stato chiuso e che il proprietario dello spazio era di­sposto a darcelo in affitto completo di merce di magazzino». Durissima la prima fase dell’attività, avversata da vendite troppo modeste per restare a galla.

La casa editrice, il tradimento del padre

Ma a quel punto, quando la sorte del negozio sembra già segnata, un colpo di fortuna rimette tutto in gioco: «Una sera, mio fratello mi telefonò per dirmi che avrebbe ritardato. Doveva venirmi a prendere per andare a casa. Decisi di aspettarlo con il negozio aperto anche dopo l’orario di chiusura. Fu così che in tre ore vendetti di più di quanto avessi incassato in una settimana. E decisi di cambiare orario: avrei aperto da mezzogiorno a mezzanotte. Non essendoci treni per tornare a casa, dormivo in negozio. Da quel momento mi sono reso conto che lavorando duramente potevo guadagnare di più». L’intuito e il fiuto per gli affari gli fanno notare che la clientela serale era rappresentata in prevalenza da uomini a caccia di libri con copertine e contenuti “per adulti”. Per sfruttare al massimo questa nicchia di mercato, Gold sceglie da subito una strategia azzeccatissima: il rifornimento presso l’editore, saltando a piè pari il grossista. «Chiamateli come volete, “erotici” o “porno”, ma era quello che i miei clienti volevano. Iniziai a vendere non solo libri ma anche riviste per adulti» scrive Gold, che per 30 anni è stato trascinato nei tribunali a rispondere della natura del suo business. «A chi mi chiede quali siano gli elementi del mio successo, io rispondo il coraggio» afferma oggi. La disdetta del negozio da parte del proprietario del locale lo convince a fare un salto imprenditoriale. Gold ne acquista quattro. Ma per fare cassa c’era bisogno di più materiale da vendere: nasce così una casa editrice di riviste osé, fondata in origine con il padre e il fratello.

La sua storia avrebbe potuto finire qui, con una discreta agiatezza e nulla più, quando ancora una volta il rimescolìo delle carte del destino si presenta con un ennesimo problema. Il padre, ladruncolo più volte ricacciato in gattabuia, marito fedifrago e figura educativa di nessun valore, tenta di espropriare l’azienda al figlio. «Quello è stato il giorno più difficile della mia vita. Un senso di vendetta nei suoi confronti mi ha spinto poi a fare meglio di lui» spiega Gold. Intanto la casa editrice va a gonfie vele. I libri, dai titoli inequivocabili come Amanti lesbiche, vendono in tutto il mondo, dal Canada all’Australia, e le avversità come i continui processi per oscenità – tre solo nel 1972 – non intaccano il business. «Se fossi andato in prigione non mi sarei piegato. Avrei combattuto fino al mio ultimo centesimo perché le persone che ci perseguitavano erano dei bigotti» dichiara Gold. E i soldi giravano: grazie anche alla vendita di un negozio le casse aziendali sono più allegre che mai. Però non c’è ancora quel successo che ha fatto di Gold un numero uno. L’idea per sfondare davvero arriva, ancora una volta, per caso.

La svolta: l’eros e le donne

Gold visita un negozio di articoli sexy già allora con marchio Ann Summers, il cui proprietario aveva conti inevasi con la casa editrice. Era il 1970 e il mercato a luci rosse era considerato per soli uomini, ma in pochi minuti Gold si accorge che alla cassa c’erano molte donne in fila per acquistare cioè che era esposto sugli scaffali: indumenti intimi, film, libri e oggetti in tema come i vibratori. La chance di business arriva due anni dopo. La Ann Summers va in bancarotta, per le spese eccessive del proprietario: senza esitazione Gold acquista i due negozi in liquidazione e si lancia in un business che, grazie anche all’intuito della figlia (vedi box), oggi fattura 172 milioni di euro l’anno. «La fortuna ha sempre giocato un ruolo determinante nella mia vita, e così le opportunità. In breve ci siamo anche accorti che i negozi di articoli sexy avevano più fortuna se erano rivolti alle donne: abbiamo così rivoluzionato un mercato che fino ad allora si credeva per soli uomini». Da 1980 a oggi, i negozi Ann Summers sono passati da 6 a 153, tutti di proprietà. Nel tempo si sono aggiunte una linea aerea per clienti extralusso, riviste sportive e una squadra di calcio (vedi box). Oggi Gold è a capo di un impero enorme ed è impegnato al suo consolidamento, per evitare che le sue due figlie ne perdano il controllo. In quest’ottica, si può leggere anche l’acquisto della quota aziendale di proprietà del fratello. Ciononostante Gold non dimentica le sue origini. «Ogni mattina faccio una breve passeggiata che mi ricorda chi sono e da dove vengo. Esco dalla camera da letto e vado dinanzi uno specchio a cui, mentre mi stringo la cravatta, vedo le foto appese alle mie spalle. Lì ci sono le immagini in bianco e nero della mia infanzia: guardarle mi fa rimanere con i piedi per terra. Non ho mai dimenticato la puzza della povertà» conclude Gold. INFO: www.davidgold.co.uk

Roma aspettami, arrivo

Dimenticate i vecchi sexy shop. I negozi di Ann Summers, notissimi Oltremanica, offrono prodotti e lingerie raffinata per donne. Ma la loro carta vincente, che ha trasformato una catena di sei negozi in un colosso commerciale a tanti zeri, sono i party tra donne, riunioni in casa dove anziché pentole o cosmetici, si vendono reggiseni e vibratori. Ne ha preso parte anche Zara Phillips, nipote della regina Elisabetta d’Inghilterra. «È stata mia figlia a suggerirmi quelli che, nella sua idea, erano party Tupperware di nuovo tipo per proporre gli articoli in vendita in negozio» ammette Gold. «Dopo un paio di esperimenti ci siamo resi conto che l’investimento era minimo, ma la riuscita ottima: comprare a casa articoli sexy diventa un divertimento con le amiche da fare senza pressioni di tempo. Quando arriveremo a 180-200 punti vendita in Gran Bretagna contiamo di sbarcare in Europa: stiamo pensando a tre-quattro negozi a Roma» spiega Gold.

INFO: www.annsummers.com

La mia discesa in campo

Per Gold è stata l’ennesima rivalsa sul padre che, negli anni dell’adolescenza, gli aveva negato l’ingresso agonistico nella squadra di calcio locale: e così lui, quasi 60 anni dopo, lo scorso gennaio ha acquistato il 50% del West Ham United con il socio David Sullivan, con cui divide la presidenza del club. «Si è avverato un altro dei miei sogni» ha confermato Gold. La proprietà del West Ham United non è però l’esordio nel mondo del football del magnate inglese, che nel 1993 aveva comprato il Birmingham City: un club squattrinato e molto vicino al fallimento. «Era una sfida: prendere una squadra ormai in ginocchio e riqualificarla» spiega Gold. Missione compiuta: oltre a essere tornato vincente in Premier league e con i conti in attivo, il Birmingham ha fruttato a Gold 94 milioni di euro alla sua vendita, 36 in più rispetto a quanti sborsati all’acquisto. Oggi la “scommessa” si ripete: il West Ham è in rosso per 65 milioni di euro. «Comprare una squadra di calcio cosi indebitata è un gesto d’amore».

Maria Spezia Millionaire 11/2010

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