Gli è stato conferito ieri il titolo di Cavaliere del Lavoro, l’onorificenza che ogni anno viene conferita dal Presidente della Repubblica a quei cittadini italiani che hanno contribuito alla crescita economica e sociale del Paese.
Enrico Loccioni, a capo di un Gruppo di Angeli di Rosora che realizza soluzioni di automazione per aziende, ha una storia incredibile alle spalle. Partito a 19 anni come elettricista, oggi ne ha 65 e un’azienda che fattura 65 milioni di euro, con 364 collaboratori, tre sedi estere (Shanghai, Washington e Stoccarda). Ed è considerata uno dei luoghi migliori in cui lavorare nel nostro Paese: «Mio padre era un agricoltore. Quando avevo 13 anni, mi chiedeva di andare a prendere l’acqua alla fonte per portarla nella stalla. Quel compito non mi piaceva, così mi ero inventato un modo per fare arrivare l’acqua da sola, grazie a una pompa, alcun tubi e un’innovazione appena arrivata nella nostra zona: l’elettricità» spiega a Millionaire. Lo abbiamo intervistato nel settembre 2014. Ecco alcuni estratti e i suoi consigli.
Perché ha scelto di diventare imprenditore?
«Da giovane avevo le idee ben chiare: non volevo lavorare alle dipendenze di nessuno né svolgere un’attività ripetitiva. L’unico modo per realizzarlo era creare la mia impresa. L’ho costruita proprio su questi principi, perché non volevo far fare ad altri quello che a me non piaceva. Non sapevo dove sarei arrivato».
Quali sono stati i primi passi?
«Ho fondato una ditta di impianti elettrici e ho cercato qualcuno che lavorasse con me. Realizzavamo impianti per le imprese della zona, a fornirci il primo lavoro è stata la Merloni di Fabriano. Era il 1968. Anno dopo anno ci siamo ingranditi, cercando di trovare nuovi clienti tra le grandi imprese del territorio. Con il tempo sono stati gli stessi clienti a chiederci di migliorare la qualità dei loro processi: è così che ci siamo specializzati nei sistemi di misura della qualità: dagli elettrodomestici alle componenti auto».
Che significa?
«Se Mercedes vuole controllare l’efficienza degli impianti di iniezione dei motori common rail, si rivolge a noi».
Qual è il modello di impresa?
«Un modello in cui le persone hanno un ruolo fondamentale. Per l’impresa è un’avventura, qualcosa che si rinnova sempre. Noi lavoriamo su commessa, non forniamo prodotti replicabili né catene di montaggio. E i collaboratori non sono dipendenti, ma persone, soggetti, attori. Ho cominciato a cercare talenti, stabilendo contatti con le scuole del territorio, prima con gli istituti professionali, poi, man mano che la sfida si faceva più complessa, con le università».
Lei ha adottato 2km del fiume Esino e lo ha bonificato?
«La Loccioni è un’impresa che dialoga con il territorio. Il fiume è una risorsa per quest’area, ma rappresenta anche una minaccia, perché era a rischio esondazione. Abbiamo investito 10 milioni di euro per riqualificarne 2 km di proprietà pubblica. Ora il fiume è tornato sicuro, ha suggerito la nascita di iniziative pubbliche e private (piste ciclabili, punti di ristoro), è diventato fonte di energia elettrica e termica».
La sua storia sarebbe possibile oggi?
«Ho solo perseguito un’idea. Oggi chi ha un’idea, ha ancora più probabilità di successo di una volta: il mercato è più grande, si hanno maggiori possibilità di viaggiare, si possono reperire tante informazioni. Ma bisogna avere fame, cioè la giusta motivazione che spinga a riscattarci dalla situazione in cui ci troviamo. Bisogna essere innovativi, metterci la faccia e essere ottimisti».
Ecco i suoi cinque consigli per creare un’impresa di successo:
1. Punta sul territorio
Lo sviluppo non avviene solo nei grandi centri, ma ovunque ci si qualcuno che lo voglia. «Siamo un’impresa che dialoga con il territorio. Per esempio, abbiamo adottato 2 km del fiume Esino per bonificarlo. Abbiamo investito 10 milioni di euro. Ora il fiume è tornato sicuro, ha suggerito la nascita di iniziative pubbliche e private (piste ciclabili, punti di ristoro), è diventato fonte di energia elettrica e termica».
2. Parti dalle esigenze del cliente
Cerca di anticiparle. Allarga la tua base clienti, guarda a nuovi trend sui quali puoi lavorare: «L’unico vero capo è il cliente: senza di lui non c’è stipendio per l’imprenditore, né per i suoi collaboratori».
3. Crea un ambiente di lavoro favorevole
Le persone sono il patrimonio più importante per l’impresa: «Negli ultimi sei anni abbiamo assunto 220 persone, tutti neodiplomati e neolaureati del nostro territorio. Per sceglierli creiamo un vivaio, come nelle squadre di calcio. Stabiliamo un contatto a partire dalle scuole elementari, con visite di orientamento e progetti: i ragazzi hanno il tempo di capire se questo lavoro può essere interessante per loro. Una volta assunti qui, non hanno di fronte una struttura gerarchica, si lavora in gruppo su progetti comuni. Sta all’intraprendenza di ognuno trovare nuovi progetti su cui lavorare».
4. Orienta la tua impresa al cambiamento
Non imporre soluzioni, ma cercale continuamente, insieme con chi pone il problema. La Loccioni nel 1992 ha dato vita a Summa, una società che ha lo scopo di ricercare nuovi scenari tecnologici e di mercato e intraprendere strade inconsuete a prescindere dai business attuali.
5. Sii ottimista
Ti consentirà di potenziare il tuo ruolo, offrire fiducia ai cliente e fornitori, apprezzare colleghi e superiori: «Come stare in piedi durante la crisi? Oggi abbiamo a disposizione tante informazioni. Occorre metterle insieme, capire cosa funzionerà e cosa no, quali saranno i trend del futuro. Ho sempre pensato che dobbiamo essere noi a scegliere i nostri clienti e non il contrario. Negli ultimi tre anni abbiamo aperto tre sedi estere, il cui unico scopo è cercare il lavoro nel mondo e portarlo qui nelle Marche».
INFO: http://loccioni.com/
Questo è un estratto dell’articolo di Tiziana Tripepi pubblicato su Millionaire di settembre 2014.
Tiziana Tripepi