A soli 30 anni copre un ruolo di grande responsabilità nell’azienda di famiglia. E lo svolge con entusiasmo e determinazione, facendo però tesoro dei principi e degli insegnamenti paterni.
Se è vero che il futuro è nei giovani, qui di futuro ce n’è parecchio. Ha solo 30 anni Mario Pierro, direttore commerciale di Camomilla italia, uno dei maggiori franchisor italiani nel settore abbigliamento e accessori donna. Ed è un peccato che un’intervista non possa far sentire la dolcezza del suo lieve accento partenopeo (l’azienda ha sede a Napoli) mescolarsi alle forti sensazioni di positività che provengono dalle sue parole. Studi presso la scuola Barnabita, diploma di maturità scientifica, laurea in Economia aziendale e numerosi viaggi-studio tra Stati Uniti e Gran Bretagna. Figlio d’arte (suo padre è il fondatore dell’azienda), ha iniziato sei anni fa a lavorare in Camomilla italia e oggi divide le responsabilità gestionali con le due sorelle, lavorando anche 14 ore al giorno. «Naturalmente non ho iniziato subito a ricoprire il ruolo attuale. La gavetta l’ho fatta direttamente in azienda, subito dopo aver finito gli studi, toccando con mano tutti i vari aspetti che compongono la nostra attività. Amministrazione, design, produzione, gestione network, governance aziendale. Non mi sono fatto mancare nulla per poter avere un’idea completa del funzionamento di un’impresa complessa come la nostra».
Quale concezione del suo ruolo dirigenziale ha ricavato da queste esperienze?
«Il segno più importante l’hanno lasciato mio padre e una lunga pratica sportiva calcistica. Mi spiego meglio: da entrambi ho ereditato la consapevolezza del valore del gioco di squadra, del rispetto del gruppo e delle regole. E cerco di trasferire a tutti questo spirito di collaborazione e attenzione al lavoro altrui. Ad esempio, è necessario essere puntuali a un appuntamento, trasmettere un’informazione in maniera tempestiva e così via, una mancanza oppure un ritardo potrebbero risultare negativi per tutti. Però non vorrei essere frainteso, ho ancora parecchio da imparare per primo. C’è tempo per crescere e ne ho tutta la volontà: conosco il valore della costanza».
Secondo lei, sono gli uomini che fanno l’azienda o è l’azienda che fa gli uomini?
«Questa – ride – è una bella domanda. Quello che posso dire è che quando uno esce dall’università si sente un leone, pensa di poter cambiare il mondo. Poi la realtà è diversa. Ci si trova ad affrontare un mercato globale che detta le sue regole e c’è l’obbligo di rispondergli. È giusto avere dei principi, delle linee guida proprie, ma bisogna anche essere flessibili quel tanto che basta a correggere il tiro rispetto alle condizioni del mercato. In sostanza, concluderei che c’è una reciprocità tra uomo e azienda».
Camomilla italia opera nel settore dell’abbigliamento e accessori donna, in cui c’è una concorrenza piuttosto agguerrita. Come la affronta?
«Quello che dico a tutti, collaboratori vecchi e nuovi, è che dobbiamo essere coscienti di quello che Camomilla italia è e da dove viene. Abbiamo saputo creare un posizionamento tutto nostro, basato sul radicamento nel territorio, sulla qualità del prodotto, sulla fidelizzazione delle clienti, sulle attenzioni che riserviamo loro, quindi non dobbiamo temere nessuno. La concorrenza può anche essere positiva, in quanto stimolo a nuove idee e piccoli cambi di rotta che via via portano sulla strada giusta. Sono contrario alle sterzate troppo decise».
Qual è la sua posizione rispetto alla crisi economica che stiamo attraversando?
«Anche qui ho un atteggiamento che definirei semplice: è vero, il momento non è facile per nessuno, ma – soprattutto in considerazione della mia età – non posso permettermi il lusso di pensare negativamente. L’unica reazione possibile è prendere coscienza della situazione e reagire in modo positivo, aprendo nuovi punti vendita, puntare al miglioramento continuo dei prodotti, stringere rapporti sempre più stretti con gli affiliati e così via. Lamentarsi non serve a nulla e poi, ribadisco, è un lusso che non posso permettermi».
Come considera i suoi rapporti con gli affiliati?
«Li conosco quasi tutti personalmente. Devo dire che ho un rapporto sereno con loro, grazie anche al supporto di ottimi collaboratori. Naturalmente, qualche relazione può risultare più difficoltosa di altre ma, grazie a obiettivi comuni, si riesce sempre a trovare un punto d’incontro. Penso di dover ringraziare anche per questo mio padre, che ha voluto un ricambio generazionale in azienda, tale da generare una percezione di continuità e solidità, e che ha da sempre impostato i rapporti da un lato su contratti chiari e trasparenti e, dall’altro, su una fiducia che va oltre le firme: da lui ho imparato a onorare sempre la parola data».
Secondo lei, per un’azienda del Sud è più difficile avere successo rispetto a una del Nord?
«Credo che vivere in un contesto che presenta maggiori difficoltà nei servizi, infrastrutture ecc., aiuti ad “aguzzare l’ingegno” e sia uno stimolo alla continua ricerca di soluzioni praticabili. E in ogni caso noi siamo molto orgogliosi delle nostre origini. D’altra parte devo dire che, purtroppo, qualche pregiudizio rimane e, a volte, si percepisce una certa diffidenza. Ma alla fine sono i fatti che vincono».
Uno sguardo sul futuro?
«Come tutte le aziende abbiamo obiettivi a lungo termine, ma ce ne sono anche a medio e breve che non intendo certo trascurare. Entro quattro-cinque anni vogliamo raggiungere un numero di punti vendita che ci conduca a una posizione di leadership nel nostro Paese. E poi c’è l’internazionalizzazione, ma su questa intendiamo muoverci con calma. Al momento sto raccogliendo informazioni con frequenti viaggi all’estero e c’è in atto un confronto continuo. Ma senza forzature».
Nuovo look per i punti vendita
Dal 2010 l’azienda ha iniziato a diffondere una nuova immagine per i suoi punti vendita: un layout moderno con differenti soluzioni espositive, per dare la giusta visibilità a ogni prodotto. L’obiettivo è quello di differenziarsi sempre di più dalla concorrenza: è per questo che molti store hanno subito un vero e proprio restyling. In un periodo in cui il consumatore sembra preoccupato da una maggiore attenzione al prezzo, l’esperienza d’acquisto diventa fondamentale: curiosare tra gli stand è primario rispetto all’acquisto in sé. per questo il marchio punta su vetrine accattivanti, percorsi di acquisto di facile interpretazione e ambienti accoglienti.
a cura della divisione Marketing & Promotion, Millionaire 6/2011