over 45

“Non ho più paura”: perché sempre più startup sono fondate dagli over 45

Di
Jonathan Moules
12 Febbraio 2024

Nonostante i pregiudizi degli investitori, chi crea un’impresa avendo già alle spalle altre esperienze ha maggiori probabilità di successo. Lo confermano numerosi studi.

 

Aveva 50 anni Bernie Marcus quando lanciò Home Depot. E ne aveva compiuti 41 Donald Fisher quando cofondò Gap con la moglie trentottenne. Infine, se è vero che Steve Jobs era un giovane ventunenne quando presentò le prime tecnologie di Apple, fu solo alla soglia dei 50 anni che lanciò l’iPhone, trasformando Apple in una delle aziende di maggior valore al mondo. Quando si tratta di creare imprese di successo, avere qualche capello grigio può valere la pena. E, negli ultimi dieci anni, questa tendenza ha subìto un’accelerazione. Dal 2020 negli Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania la percentuale di imprese fondate da persone di età compresa tra i 55 e i 64 anni è aumentata. Tra un quarto e un terzo di tutte le nuove attività è stata fondata da chi ha più di 45 anni. Lo rileva il Global Entrepreneurship Monitor, che analizza ogni anno il livello di imprenditorialità di 120 Paesi nel mondo. «È aumentato il numero delle persone di questa fascia di età che possiedono “asset” (tangibili come i capitali e intangibili come l’esperienza, ndr)», spiega Mark Hart, vicedirettore dell’Enterprise Research Centre presso l’Università di Aston e autore del rapporto GEM. Hart sostiene che tra i fondatori più avanti negli anni non si rilevi affatto una “mancanza di aspirazioni”. Molti di loro sono reduci da carriere di successo, hanno esperienza nel fundraising, e beneficiano di una rete di contatti che consente di trovare finanziatori e assumere persone preparate. 

È stata proprio la sua decennale esperienza come insegnante a spingere Kay Miller a lasciare a 57 anni il suo lavoro di preside di una scuola elementare per fondare la Den Kit Company, azienda che vende kit di attività all’aperto per bambini: sapeva infatti quanto i bambini beneficino dal gioco all’aperto. E sono stati i suoi anni di leadership a darle fiducia nel compiere il grande passo, dopo aver avviato l’azienda come attività secondaria con un’amica. «Eravamo state insegnanti e madri, proprio questo tipo di esperienza ha rafforzato la nostra passione e la nostra conoscenza». Fattori che hanno anche aiutato in tempi di avversità. 

 

Den Kit, che con gli anni è cresciuta fino a raggiungere un fatturato di un milione di sterline con i prodotti venduti dai grandi retailer, ha dovuto affrontare l’aumento dei costi delle materie prime e l’inflazione, che ha compresso la spesa dei consumatori causando un calo delle vendite. Dopo la pandemia, due direttori se ne sono andati e la forza lavoro di quattordici persone è stata più che dimezzata. «Ci siamo date da fare, con pura determinazione», racconta Miller. L’azienda era, ed è ancora, redditizia. «Siamo riuscite a darci fiducia, probabilmente perché avevamo già affrontato nella vita situazioni difficili». 

Gli imprenditori con i capelli grigi, però, si trovano davanti a qualche ostacolo in più. Gli addetti ai lavori, infatti, sostengono che tra i venture capitalist sia diffusa l’opinione secondo la quale la capacità imprenditoriale, soprattutto nel settore tecnologico, raggiunga il suo apice intorno ai trent’anni. «C’è questa idea secondo la quale è più probabile che le buone idee arrivino dai giovani», afferma Benjamin Jones, professore di strategia presso la Kellogg School of Management della Northwestern University. Eppure gli “anziani” continuano a sfidare gli stereotipi, ancor di più dopo che la pandemia di Covid-19 ha stravolto i modelli di lavoro e aumentato le pressioni finanziarie su molti di loro. «Obbligare le persone a lavorare da casa per lunghi periodi ha fatto sì che molti si chiedessero se non avrebbe avuto senso avviare un’attività», afferma Hart.

 

I coniugi Ricardo e Marina Larroudé hanno fondato l’omonimo marchio di calzature con sede a New York quando avevano 42 e 41 anni, dopo essere stati entrambi licenziati a inizio 2020 da lavori rispettivamente nel settore finanziario e della moda. La coppia, che era emigrata negli Stati Uniti dal Brasile, si è ritrovata bloccata in casa nel periodo del Covid-19 con due bambini piccoli e senza la possibilità di tornare nel proprio Paese. A New York, però, i due possedevano qualcosa di molto prezioso: rubriche piene di contatti per trovare finanziatori e clienti. A maggio decidono di lanciare Larroudé. A giugno realizzano il loro primo set di campioni da presentare ai buyer. «Mi consideravo già fortunata perché nella mia vita avevo svolto dei lavori da sogno, ma è da quando ho iniziato a lavorare nella moda che sognavo di creare una linea mia», afferma Marina, che aveva cominciato la sua carriera come redattrice a Vogue Brazil per poi assumere altri ruoli in Condé Nast, Barneys e Teen Vogue a New York. 

Ricardo, che prima di essere assunto come analista in Lehman Brothers aveva ricoperto ruoli di alto livello presso Apollo Global Management e Anheuser-Busch InBev, afferma che già da tempo voleva avviare un’impresa. Ma sostiene anche che la sua esperienza nel campo degli investimenti e come direttore finanziario si sia rivelata indispensabile per la nuova avventura. Senza di essa, dice, non avremmo potuto prendere decisioni aziendali che poi si sono rivelate cruciali, come per esempio chiedere ai clienti online di pagare in anticipo, prima che gli ordini vengano commissionati, anziché cercare solo investitori. «Ho convinto parenti e amici a mettere insieme circa 700 mila dollari, ma proprio perché eravamo più maturi sapevamo che non sarebbe stato sufficiente ad arrivare dove siamo ora», dice. «Se fossimo stati più giovani, avremmo cominciato a raccogliere milioni dagli investitori, per poi pentircene». 

 

Financial Times

 

Secondo il Global Entrepreneurship Monitor (GEM), nel 2022 il Regno Unito ha registrato il più grande incremento di imprenditori “in età matura” dal periodo della pandemia: la percentuale di imprese avviate da persone tra i 45 e i 64 anni è aumentata dal 25,4% nel 2020 al 33,3% l’anno scorso. E secondo Beauhurst, società che analizza dati di aziende private, l’età media dei dirigenti nelle startup tech britanniche è ora di 40 anni. Tuttavia, Sherry Coutu, 59 anni, imprenditrice e business angel con sede nell’hub tecnologico di Cambridge nel Regno Unito, ritiene che nella comunità di venture capital britannica ci sia un problema. «C’è una prevalenza di fondi vc sottodimensionati che assumono ventenni e considerano solo founder ventenni», afferma. «Non credo che lo stesso avvenga nella comunità degli angel investor, ma penso che questo costituisca una potenziale distorsione nel sistema». Le complicazioni che intervengono quando non si è più giovanissimi si sono rivelate onerose per Laura Harnett, che, dopo una carriera ventennale in consulenza e ruoli dirigenziali presso il grande magazzino Selfridges, a 42 anni ha fondato Seep, azienda di prodotti per la pulizia della casa. A tre anni dalla nascita, l’azienda genera un fatturato annuo di un milione di sterline, impiega cinque persone ed è presente in punti vendita come Wholefoods e Amazon. Tuttavia, Harnett ammette di avere difficoltà nel destreggiarsi tra responsabilità familiari, sviluppo dell’azienda e cura di sé. «A vent’anni non hai nessuno oltre te stesso. Oggi metto davanti a tutto la mia attività imprenditoriale e i miei figli. Questo significa che io vengo al terzo posto e mio marito al quarto». 

LinkedIn costituisce un supporto: qui Laura è seguita da coetanei che osservano da lontano gli alti e bassi della vita di una startup. «Pensano che io sia molto coraggiosa, vivono indirettamente attraverso me», racconta. «È molto più facile correre un rischio quando hai venti o trent’anni. Ho alcuni amici che vorrebbero fare il salto, ma la verità è che non possono». Se è vero che i neoimprenditori “maturi” hanno più da perdere, alcune ricerche sostengono che il loro rischio abbia più probabilità di essere ripagato. Secondo lo studio NBER del 2018, un imprenditore di 50 anni ha quasi il doppio delle probabilità di ottenere un successo travolgente rispetto a un trentenne. Lo studio sostiene anche che l’esperienza di lavoro in un settore sia uno dei migliori indicatori della probabilità di creare un business ad alta crescita.

«Le persone associano la nascita di un’idea di successo alla giovane età. Ma non è così: alcune persone sono semplicemente portate per fare gli imprenditori, anche quando sono giovani. Quello che abbiamo scoperto è che questa capacità migliora con l’età», dichiara Jones, coautore del rapporto. Insomma, sebbene le sfide legate all’età possano essere state difficili per Laura Harnett, le sue esperienze l’hanno aiutata a compiere il grande passo. Sentiva che stava diventando un “dinosauro” nel suo ruolo di dirigente senior a Selfridges. Inoltre suo marito aveva conseguito la qualifica di chirurgo, e lei non era più la principale fonte di reddito della famiglia. Infine, il grande spavento che si era presa per il cancro al seno le aveva dato una nuova prospettiva sulla vita e le sue possibilità. «Mi sono semplicemente liberata della paura», ha affermato.

 

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