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Nuovi investitori rilevano le startup abbandonate dal venture capital

Di
Ivan Levingston e George Hammond
2 Febbraio 2024

L’obiettivo è acquisire imprese promettenti a prezzi scontati, approfittando dei venti economici contrari.

 

Una vera e propria rivoluzione sta travolgendo il mercato del venture capital. Molti investitori stanno acquisendo a prezzi scontati le startup che i venture capitalist non sono più disposti a finanziare a causa delle recenti avversità economiche. Prima del 2022 i venture capitalist acquisivano quote di minoranza di nuovi business, magari non profittevoli nel breve termine ma con alto con potenziale di crescita. Ma i forti rialzi dei tassi di interesse dell’ultimo anno hanno ribaltato la situazione: le valutazioni delle startup sono crollate, e i venture capitalist sono stati costretti a tirarsi indietro, lasciandone molte a rischio collasso.

Ed ecco la novità. Nuovi gruppi di investimento stanno acquisendo la proprietà e il controllo operativo di queste nuove imprese, per poterle rilanciare. E per farlo, raccolgono decine di milioni di dollari. Sebbene ancora in una fase iniziale, questa tendenza è un ulteriore segno delle difficoltà che molte startup stanno affrontando proprio a causa del rallentamento degli investimenti da parte dei venture capitalist. Un esempio su tutti: la britannica Resurge Growth Partners, fondata quest’anno da Oren Peleg ed Eyal Malinger, che ha l’obiettivo di raccogliere 120 milioni di euro per l’acquisto di startup. I due fondatori, investitori esperti con un passato rispettivamente in Howard Marks’s Oaktree Capital Management e nella società di venture capital Beringea, affermano di aver individuato un vuoto di mercato e pianificano di effettuare investimenti medi compresi tra i 10 e i 30 milioni di euro.

Acquisendo startup, Resurge Growth opera un cambio di rotta, per due motivi: perché le precedenti valutazioni erano troppo alte e non riflettevano la nuova realtà del mercato, e perché erano necessari cambiamenti significativi. «Abbiamo l’opportunità di svolgere un ruolo molto importante: aiutare le startup a passare dalla proprietà del venture capital a quella del private equity», ha dichiarato Peleg. «C’è bisogno di riazzerare tutto, ma nessuno è disposto ad assumersi questo compito: è quello che faremo noi». C’è chi, come Matthew Bradley, sta lasciando il venture capital per dedicarsi alle acquisizioni di startup. Ex direttore degli investimenti presso la società di venture capital Forward Partners, lo scorso anno ha lanciato Tikto Capital proprio con questo obiettivo.

Un’altra società, Arising Ventures, fondata a San Francisco nel 2020, acquisisce startup con modelli di business validi ma che stanno attraversando una fase di rallentamento. La Ceo, Kjerstin Erickson, ha dichiarato che nell’ultimo anno il numero di potenziali deal è cresciuto di cinque volte. «Le opportunità si presentano quando l’azienda ha raccolto più denaro di quanto valga sul mercato», ha affermato. «Concludiamo l’affare se pensiamo che sotto ci sia del business». Quest’anno il gruppo, strutturato come una società di gestione anziché un fondo, si è fatto pubblicità con delle affissioni nel centro di San Francisco, con lo slogan: “Investiamo nelle seconde occasioni”.

Quest’anno i venture capitalist hanno drasticamente ridotto la loro attività. Secondo la società di ricerche di mercato PitchBook, gli investimenti globali nel terzo trimestre 2023 ammontano a soli 73 miliardi di dollari, in forte calo rispetto ai 106 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso. Nel contempo, è cresciuta negli ultimi due anni la percentuale di startup finanziate dai venture capitalist che si fanno acquistare dai gruppi di private equity: oggi ammonta al 24% delle exit, percentuale triplicata rispetto al periodo 2006-2010 (fonte: Clipperton).

Tuttavia, se da una parte aumenta sulle startup la pressione verso la vendita, dall’altra spesso le trattative si arenano perché i venture capitalist non sono sempre d’accordo se liquidare o meno, secondo Scott Driggs, che segue il private equity da Jefferies. «Una volta che le porte si chiudono, le perdite si cristallizzano e non si torna più indietro», ha spiegato. Gli investitori si aspettano che la domanda per questo tipo di acquisizioni aumenti perché che il rallentamento del settore persiste e sempre più aziende stanno affrontando una potenziale crisi di liquidità. «Nel 2024 la domanda di questo tipo di capitale che noi possiamo fornire aumenterà, perché gli imprenditori si troveranno di fronte a una scelta: “Devo rottamare la mia azienda, devo chiudere bottega? O esiste un’opzione alternativa?”» conclude Malinger di Resurge Growth.

 

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