Non stiamo mica giocando

Di
Redazione Millionaire
9 Agosto 2012

È una delle startup più interessanti della Silicon Valley. Si chiama Zynga, produce CityVille e FarmVille, i giochi di Facebook che hanno conquistato oltre 200 milioni di utenti. Dietro il successo, c’è un 44enne di Chicago che prima di trovare l’idea giusta era già fallito tre volte

Conviene di più piantare fragole o zucchine? Aprire un bar o un negozio di scarpe? Sono le domande che milioni di utenti di Facebook si stanno ponendo in questo momento, mentre si apprestano a diventare per qualche minuto contadini di FarmVille o sindaci di CityVille. Le persone che ogni giorno curano la propria fattoria virtuale in tutto il mondo sono 15 milioni, 20 milioni quelle che costruiscono la loro città ideale. Dietro c’è Mark Pincus, fondatore di Zynga, la startup più interessante della Silicon Valley dopo Facebook e Twitter, e una delle società a più rapida crescita. Dopo quattro anni dalla sua nascita, ha raggiunto quota 270 milioni di utenti. E ha dato vita a un settore completamente nuovo nell’ambito dei giochi on line: i cosiddetti social gaming, ossia i giochi che girano sulla piattaforma di Facebook e degli altri social network.

A fondarla, una volta tanto, non è stato uno di quei giovani smanettoni che si ritrovano in un garage della California, ma un 40enne di Chicago con laurea in Business all’Università della Pennsylvania e Mba a Harvard, che nel 2007 di società ne aveva fondate già tre. «Sono da sempre stato interessato al settore del consumer Internet (beni e servizi per i consumatori), ma ci ho messo un po’ di tempo a trovare l’idea giusta» ha dichiarato durante un’intervista a Vator.tv, uno dei più grandi network di business dedicati all’imprenditorialità. «Zynga è stata la mia quarta startup. I miei amici avevano già tutti fatto carriera, mi dicevano: un’altra?». D’altra parte, nella Silicon Valley si fa così: crei una società e, se non “fai il botto” subito, meglio venderla o decidere di chiudere, secondo il principio del fail fast (fallisci velocemente). Mark nel 1995 fonda Freeloader, il primo servizio Web per la distribuzione push di informazioni ai consumatori, venduta appena sette mesi dopo per 38 milioni di dollari. Poi è la volta di SupportSoft, servizi di supporto per software gestionali, che porta alla quotazione in Borsa. Infine nel 2003 Tribe Networks, una delle primissime comunità on line, acquisita quattro anni dopo dalla Cisco per la sua piattaforma di servizi media digitali. L’idea che gli cambierà la vita arriva quattro anni dopo.

 

Come è nata l’idea

«Internet non poteva ridursi a una vendita di oggetti, una libreria, un motore di ricerca o un portale» ha dichiarato. E un campo dove c’era ancora molto da fare esisteva: il divertimento, per lui un settore paragonabile a “quello dei motori di ricerca prima che nascesse Google”. Intanto, proprio in quel periodo, Facebook stava aprendo la sua piattaforma agli sviluppatori esterni. «L’avvento dei social network aveva ampliato molto il pubblico dei giochi on line. Aveva introdotto i casual gamer, giocatori che non si erano mai avvicinati a un gioco elettronico in vita loro. Ma soprattutto aveva reso possibile che a giocare tra loro fossero gli amici “della vita reale”» ha dichiarato Pincus. «Se hai cinque minuti liberi, è molto più divertente giocare con un tuo amico o con tua mamma che con uno schermo». Pincus non è certo l’unico a intuire queste potenzialità. Nello stesso periodo in Gran Bretagna nasceva Playfish, la società che “ti fa giocare con i tuoi amici”, che avrà un’ascesa altrettanto rapida (60 milioni di giocatori conquistati in due anni) e che oggi è il suo principale concorrente.

 

Beni virtuali, incassi reali

Ma quello che fa la differenza è stato il suo modo di utilizzare la moneta e i beni virtuali sui giochi: per realizzare incassi reali. I giochi di Zynga sono disponibili gratuitamente collegandosi a Facebook e i giocatori accumulano durante il gioco valuta virtuale: monete, banconote, gemme, dobloni o i cosiddetti credits, che li fanno avanzare di livello. Ma se non hanno tempo o voglia di applicarsi nel gioco, hanno la possibilità di acquistarli tramite carta di credito o PayPal. Un esempio? Se un contadino di FarmVille non vuole attendere che maturi ciò che ha seminato, può decidere di acquistare un trattore e gasolio per farlo funzionare, aumentando così il rendimento della sua fattoria digitale. Si tratta di microtransazioni che vanno da qualche centesimo a pochi dollari (un trattore costa 3,50 dollari, il gasolio 60 centesimi al litro), ma che moltiplicati per milioni di acquisti ogni giorno portano Zynga a raggiungere fatturati da capogiro.

«Volevo una società che fosse profittevole da subito. Volevo sedermi a un tavolo con gli investitori da pari, non da dipendente». E così è stato. Zynga è andata a profitto prima ancora di ricevere il primo finanziamento. Merito del background economico-finanziario di Pincus, dicono gli esperti, così difficile da trovare in chi fonda una società di giochi. Ma anche della sua ambizione. Che lo ha portato, nei primi anni di attività, a compiere qualche mossa ai limiti del lecito, come lui stesso ha ammesso durante un discorso agli imprenditori di Berkeley: «Volevo controllare il mio destino: ho fondato la società da solo e ho fatto cose orribili per ottenere subito dei ricavi». Cosa ha fatto di così terribile? Qualche mossa al limite dello spamming. Tutte le volte che un giocatore completava un’azione, per esempio finiva di piantare dei semi o fare il raccolto, i suoi “amici” venivano inondati di messaggi, talmente frequenti che su Facebook si era formato un gruppo di ben sei milioni di persone che si chiamava “Non mi importa niente della tua fattoria, del tuo pesce, del tuo parco o della tua mafia!”. Peggio ancora, inseriva nei giochi delle pubblicità ingannevoli, che inducevano i giocatori ad acquistare servizi commerciali utilizzando la loro valuta virtuale, senza che se ne rendessero conto. SpamVille è il nome con il quale il sito TechCrunch definì questo genere di pratiche. Che recentemente sono state eliminate.

Le critiche non sembrano sfiorare più di tanto Pincus. La sua strategia consiste nel lanciare un gioco nuovo ogni sei mesi. Per poterlo fare, alcune idee non sono proprio farina del suo sacco. Come riportato da Time a fine 2009, Pincus “compra YoVille, acquista la licenza di Texas Hold’em (che rinomina Zynga Poker), e imita alcuni concorrenti: Playfish aveva già inventato Restaurant City prima che Zynga lanciasse Café World, e FishVille ricorda vagamente Happy Aquarium di CrowdStar”. Una volta raccolta una vasta base di utenti, li attira verso nuovi giochi. In due anni e mezzo Zynga totalizza 100 milioni di utenti e a ogni lancio l’interesse del pubblico è sempre altissimo. Facile a questo punto convincere gli investitori che offrire giochi gratuitamente su Facebook sia un’impresa con delle basi solide.

 

Ceo dell’anno 2010

Un business anche per Facebook, che trattiene il 30% di ogni transazione e che nel 2010 ha sottoscritto un accordo strategico con Zynga per estendere l’uso dei credits per altri cinque anni. Da luglio, questi diventeranno l’unica moneta in circolazione sulla piattaforma, cioè serviranno non solo a giocare ma anche ad acquistare contenuti di vario genere, dalle applicazioni agli spazi pubblicitari. Zynga però non vuole tenere tutte le uova in un paniere, e cerca di diversificare. Lo scorso anno ha firmato un accordo per portare i suoi giochi su Yahoo! e per distribuirli su iPhone. Il lavoro aumenta, aprono nuove sedi (tra cui a Los Angeles e Bangalore, in India) e nel settembre 2010 Pincus firma il più grande contratto di affitto mai stipulato a San Francisco in cinque anni. «Ho voluto fare le cose in grande» ha commentato. Zynga è accusata di essere un posto dove è molto duro lavorare, ma Pincus assicura che ai suoi dipendenti dà il massimo: revisione dei livelli ogni sei mesi, cibo a volontà, decentramento dei poteri. “Fai dei tuoi dipendenti degli amministratori delegati” è uno dei suoi motti. «Chiunque può bussare alla mia porta e fare una proposta. E non è detto che i più anziani abbiano idee migliori di chi è appena arrivato. Tutti devono avere una possibilità». Nel 2010 Mark Pincus è stato nominato Ceo dell’anno dal blog di tecnologia TechCrunch e si è piazzato al 12° posto nella classifica di Fortune dei migliori uomini d’affari.

L’esperto

«I giochi? Ecco il business più serio del xxi secolo»

«Poche attività sono più antiche, universali e piacevoli del gioco. Ma negli ultimi decenni la novità rivoluzionaria è stata la sua combinazione con la tecnologia interattiva: una delle miscele più potenti mai scoperte nel corso della storia». È il parere di Tom Chatfield, giornalista esperto in tecnologia e autore del libro Fun Inc., che considera i giochi elettronici “il business più serio del XXI secolo”, come recita il sottotitolo del suo libro. «Che si tratti delle console Nintendo, Microsoft o Sony, degli ambienti virtuali di World of Warcraft o dei social game su piattaforme Facebook, i giochi sono il media a più rapida crescita. Ma anche una fucina di competenze» spiega Chatfield a Millionaire. Creare un videogame di successo è un’alchimia complessa, fatta di idee, menti e analisi dei dati. Occorre studiare quello che è stato fatto prima, vedere se ha funzionato o no, eliminare quello che non va e costruire qualcosa che dia ai giocatori un’esperienza emozionale importante. «I giochi sono mondi in miniatura in cui, per un breve lasso di tempo, ogni cosa è possibile. Ci regalano ruoli da interpretare, premi per le nostre imprese e uno spazio condiviso nel quale possiamo diventare una versione più rilassata e libera di noi stessi. Creare un videogame è un lavoro a metà tra l’arte e la scienza. Attira scrittori, registi programmatori, ingegneri, designer, produttori, artisti. Ma tanto spazio è ancora disponibile per i produttori indipendenti» conclude Chatfield. INFO: http://tomchatfield.net

la lezione di Pincus

1. Fail fast (fallisci velocemente).

Se l’idea non è quella giusta, meglio vendere o chiudere. E passare a quella successiva.

Fissa il tuo obiettivo

Non fissarti su un’idea, ma su un obiettivo più ampio.

2. Controlla il tuo destino

Fai profitti subito, così non dovrai dipendere da nessuno.

3. Definisci la tua mission

“Connettere le persone attraverso il gioco” è quella di Zynga. E la tua?

4. Costruisci la tua azienda su dei valori

È molto importante, soprattutto quando la società sta crescendo.

5. Crea un grande team e fallo crescere

Pincus ogni sei mesi rivede gli stipendi dei suoi dipendenti.

6. Decentralizza

Dai potere ai tuoi collaboratori e responsabilizzali.

Tiziana Tripepi, Millionaire 4/2011

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