Martina Cusano crea mobili innovativi per bambini che vende fino in Australia, grazie all’e-commerce. Giorgia Pontetti produce frutta e verdura, applicando tecnologia, idroponica e vertical farming. Sonja Blanc sviluppa prodotti utilizzati per grandi opere in tutto il mondo, dal tunnel della Manica al Louvre di Parigi. Massimiliana Carello vuole rivoluzionare la mobilità urbana, con veicoli a basso consumo. Antonella D’Ercole fa studiare e giocare i ragazzi con la realtà aumentatà. Silvia Paganini segue la tradizione calzaturiera made in Italy puntando su open innovation e impresa 4.0. Sono storie di innovazione, e storie di donne che fanno impresa, con competenza, energia e passione. A loro è dedicato il Premio GammaDonna, un riconoscimento assegnato ogni anno alle migliori imprenditrici, «affinché possano essere di esempio e ispirazione per altre donne e giovani imprenditori».
La vincitrice sarà premiata al GammaForum, forum internazionale dell’imprenditoria femminile e giovanile, a Milano, il 15 novembre. Assegnati anche due premi speciali. Il QVC Next Award per il made in Italy più innovativo va a Federica Agostini, co-founder di Vagamè, impresa di abiti trasformabili. Cecilia Nostro, co-founder di Friendz, piattaforma che mette in contatto brand e microinfluencer, vince il Giuliana Bertin Communication Award.
Alle sei finaliste del Premio GammaDonna abbiamo chiesto un consiglio per le giovani donne che vogliono fare impresa. Ecco che cosa ci hanno risposto.
Sonja Blanc (Sireg Geotech): «Mettetevi in gioco senza complessi»
«Fare impresa è una prova di resilienza quotidiana. Dovete avere chiaro il vostro sogno e crederci con tenacia inscalfibile, per non scoraggiarvi mai davanti alle difficoltà. Se siete convinte del vostro progetto e preparate, volate alto, puntate all’eccellenza e attivate reti di relazioni e sinergie. E poi, viaggiate, prendete spunti da casi di successo, mettetevi in gioco con orgoglio e senza complessi. Una donna può avere le stesse possibilità di un uomo anche in settori considerati non tipicamente femminili, come nel mio caso con la geotecnica. Ci vogliono determinazione, passione, ottimismo, curiosità e intraprendenza».
Sonja Blanc, Ceo di Sireg Geotech, guida l’impresa fondata dal nonno 83 anni fa. Ha innovato un gruppo industriale tradizionale, nei prodotti e nell’organizzazione. La sua impresa produce materiali termoplastici, termoindurenti e in fibre di vetro e carbonio, che sono utilizzati per il consolidamento di infrastrutture e edifici storici, come il Louvre e la Torre di Pisa. Dagli stabilimenti di Arcore e Agrate, ha raggiunto oltre 65 Paesi.
Massimiliana Carello (BeonD): «Non arrendetevi mai e scegliete una buona squadra»
«Credeteci, non arrendetevi mai, neanche quando il vostro obiettivo sembra “allontanarsi”, non pensate di non essere in grado. Scegliete una buona squadra, collaboratrici e collaboratori grintosi, di cui fidarsi, per raggiungere insieme l’obiettivo. Da sole non si va da nessuna parte. Il risultato può essere solo quello di una buona squadra, come per Beond. Le competenze di base arrivano dagli studi universitari. Poi si impara facendo e lavorando insieme a soci che credono nell’impresa. Per me è stato fondamentale avere competenze scientifiche universitarie, per poi attuare il “trasferimento tecnologico” in idee imprenditoriali».
Ricercatrice al Politecnico di Torino e imprenditrice, Massimiliana Carello ha sviluppato BeonD con un team di studenti. L’impresa offre servizi di ingegneria e progettazione nel settore automotive. Dai prototipi fino alla produzione di piccole serie, vuole rivoluzionare la mobilità urbana, progettando veicoli leggeri, performanti e dai bassi consumi, pensati per car sharing, noleggio, flotte aziendali e servizi pubblici.
Martina Cusano (Mukako): «Fate esperienza in una startup»
«Formatevi con basi solide in economia e amministrazione, ma fate anche esperienza sul campo in una startup: è un ambiente in cui potete crescere veramente. Partite con un socio: fare impresa da soli è difficile. Un socio complementare e affine ti dà un supporto emotivo e pratico. Fare innovazione vuol dire sperimentare. Molti non riescono a rinnovarsi perché hanno paura di sbagliare, invece l’errore fa parte dell’innovazione. Per uscire dagli schemi e fare qualcosa di nuovo, bisogna testare subito e poi correggere il tiro. In questo processo, l’errore è un momento fondamentale di apprendimento».
Martina Cusano ha fondato Mukako nel 2014 insieme a Elisa Tattoni. È una startup specializzata nella creazione e vendita online di prodotti innovativi per bambini. Tra questi, MUtable, un tavolo di design multigioco che è stato pluripremiato, e MUwall, un sistema di pannelli che permette di creare una cameretta modulare e funzionale. A due anni dal lancio, ha venduto in oltre 40 Paesi, sfiorando i 6 milioni di euro di fatturato.
Antonella D’Ercole (Lucana Sistemi): «Insistete, con passione e impegno»
«Fare impresa richiede una dedizione totale. Bisogna insistere anche quando le cose non vanno proprio come vorremmo, magari adottando nuove strategie. Focalizzatevi sulle piccole azioni quotidiane: se fatte con passione e impegno, portano a grandi risultati. Sono i piccoli anelli di una catena che ne determinano la robustezza. Le competenze tecniche acquisite nei vari percorsi formativi ti danno il metodo, poi entrano in gioco altri ingredienti in grado di fare la differenza: passione, carisma, determinazione e creatività. Se hai una bella (e innovativa) idea di business e un mix di questi elementi, non puoi che farcela».
Antonella D’Ercole ha trasformato la software house di famiglia Lucana Sistemi in un brand innovativo che progetta e sviluppa libri e card con la realtà aumentata. Si chiama ARSchooInnovation. Grazie ad app abbinate, le immagini prendono forma e gli utenti possono interagire con i contenuti 3D. Un connubio tra innovazione tecnologica e supporti tradizionali, per far utilizzare i dispositivi mobile a scopo didattico, in classe o a casa.
Silvia Paganini (Tacchificio Villa Cortese): «Siate creative, coraggiose e intraprendenti»
«A fare la differenza, prima ancora delle competenze, sono attitudini e caratteristiche personali: la creatività, prerequisito di tutti i processi di innovazione; l’attitudine al cambiamento, unica costante rispetto alla volatilità di skills e mercati; l’empatia; l’intelligenza emotiva… Imparate a sviluppare la propensione al rischio. Spesso le donne hanno meno fiducia nelle proprie capacità rispetto agli uomini. La società non ci incoraggia a rischiare. Essere coraggiose e intraprendenti è un requisito fondamentale per fare impresa. Un altro, per valutare il rischio, è conoscere i meccanismi contabili e finanziari».
Fondato nel 1961 in provincia di Milano, il Tacchificio Villa Cortese copre l’intera filiera del tacco, dallo stampo alla laccatura. Grazie al lavoro di Silvia Paganini, l’azienda combina la tradizione calzaturiera italiana alla capacità di innovare, con open innovation, aggiornamento continuo e un progetto di “generational turnover”. Ha anche aperto un ufficio interno R&D in collaborazione con la Scuola IMT Alti Studi di Lucca.
Giorgia Pontetti (Ferrari Farm): «Abbiate una mente aperta»
«Mio nonno era un contadino tradizionale. Io sono ingegnere elettronico. Ho avviato un’impresa agricola innovativa, basata sul vertical farming e l’idroponica. Alle giovani donne che vogliono fare impresa consiglio di credere fermamente in voi stesse, senza arrendervi mai. Le competenze indispensabili per farcela sono una formazione multidisciplinare e un cervello “aperto”».
Giorgia Pontetti, laurea in ingegneria astronautica, ha fondato nel 2004 Ferrari Farm, un’azienda agricola di nuova generazione che punta su idroponica e vertical farming. Ha sviluppato un impianto idroponico, non inquinante e computerizzato, che permette di coltivare in qualsiasi ambiente, in assenza di acqua (funzionerebbe anche nello spazio). E ha realizzato un fitotrone (un ambiente artificiale) con coltivazioni verticali, illuminato a LED, per coltivare anche dove l’esposizione solare è eccessiva o insufficiente.