Nel 2011 la filiale italiana della multinazionale Anovo dichiara fallimento. Enzo Muscia, 48 anni, ex dipendente, ipoteca la casa, rileva l’azienda e riassume i colleghi.
Nel 2011 la multinazionale francese Anovo manda a casa i 320 dipendenti della filiale di Saronno. Enzo Muscia, allora direttore commerciale, ipoteca la casa e investe la sua liquidazione per acquistare la ditta. Nel 2013 nasce così la A-Novo, specializzata nell’assistenza post vendita di apparecchiature elettroniche (telefoni, computer, strumenti medicali ecc). Oggi l’azienda ha 38 lavoratori, tutti ex dipendenti, e un fatturato da due milioni di euro.
Un fulmine a ciel sereno
«Ho iniziato in azienda come tecnico specializzato al banco di riparazione, 26 anni fa», racconta Enzo Muscia a Millionaire. Grazie alle opportunità di crescita interna, negli anni Muscia ricopre diversi ruoli, fino alla direzione commerciale. «Nel 2011 la filiale italiana aveva 320 dipendenti, un portfolio clienti ampio e importante, con i migliori brand del settore, come Philips. Produceva utili. Non c’era nessun sentore che ci potessero licenziare. Non c’era stato nessun ridimensionamento precendente. Poi, come un fulmine a ciel sereno, ci comunicano che la case madre, quotata in Borsa, vuole chiudere la filiale per risanare i conti».
Il fallimento di Anovo
Il risanamento prevede la cassa integrazione, l’intervento di un curatore fallimentare e il fallimento. «Anche il curatore, vedendo il livello di competenze, gli utili, la richiesta di mercato, crede che la chiusura di Anovo sia un peccato. Mi contatta. Insieme a 20 persone creo un ramo d’azienda sotto curatela fallimentare, per un periodo di 12 mesi, che servivano a cercare qualcuno che ricapitalizzasse l’azienda fallita. Cerchiamo di convincere i clienti a rimanere con noi. Ma a novembre del 2012 rientriamo in cassa integrazione come tutti gli altri». Nessuno ha comprato l’Anovo. E l’azienda è destinata a chiudere.
La decisione in una settimana
«Non si poteva buttare via tutto, le conoscenze, le esperienze di più di 20 anni di lavoro. Non ho avuto un attimo di esitazione. In una settimana ho deciso che avrei acquisito io l’azienda. Il primo problema da affrontare era trovare le risorse finanziarie. Ho chiesto agli istituti bancari, ma volevano che garantissi con le mie risorse personali, che fossi io il primo a credere nel progetto». Muscia ipoteca la casa e investe i suoi risparmi. «Chiamo 8 colleghi e inizio a bussare alla porta di ogni cliente. Alcuni mi danno fiducia».
Una scommessa vinta
La nuova società si chiama A-Novo. «Era una scommessa. Non avevamo risorse. Ci siamo dovuti occupare personalmente di tutto, anche della ristrutturazione dei locali. Ci siamo rimboccati le maniche. Avevo poco, ma ci credevo tanto».
In 3 anni e mezzo l’azienda cresce. Ora ha 38 dipendenti. «Il merito è delle persone che hanno contribuito a questa rinascita. Devo ringraziare la squadra e chi ci ha dato fiducia. Un buon generale non può far niente senza un buon esercito. E viceversa. Perché l’azienda è fatta di persone. Ci sono state tantissime difficoltà. E ancora oggi dormo sempre con un occhio aperto. Ma sono soddisfatto del coraggio che ho avuto».
Una lezione di coraggio
«Il mio consiglio? Non fermarti di fronte ai muri. Abbi coraggio, collabora con gli altri e credici fino in fondo. In Italia la competenza c’è e dobbiamo fare di tutto per mantenerla qui. Abbiamo tutte le carte per farcela».
Info: www.anovoitalia.it