Siamo i figli (bastardi) dei talent show

Di
Redazione Millionaire
6 Agosto 2012

Nuova linfa per il mercato musicale italiano arriva dai programmi tv. Lo dimostrano le storie di Matteo Becucci e i Bastard Sons of Dioniso, i due vincitori di X Factor (solo 16 su 65mila i voti di scarto in finale)

La buona notizia: partecipare a un talent show funziona. La popolarità raggiunta da Matteo Becucci e i Bastard Sons of Dioniso, i due vincitori di X Factor di quest’anno (solo 16 su 65mila i voti di scarto nella votazione finale), lo dimostra. I contatti con i loro siti Internet si sono moltiplicati così come le connessioni con YouTube e i brani scaricati da iTunes. Ma chi sopravviverà in un panorama discografico difficile? Secondo Tino Silvestri, general manager Domestic Division della Warner Music, sarà Matteo, perché in Italia i solisti vendono di più dei gruppi. Intanto, di fronte all’avanzata dell’era digitale (e, purtroppo della pirateria) e al crollo dei ricavi derivanti dalle vendite dei cd, le case di­scografiche (anzi, le music company, come si chiameranno da ora in poi) stanno cambiando il loro modello di business. «I ricavi deriveranno non soltanto dalla vendita di musica registrata ma da tutto ciò che sta intorno a un artista: concerti, merchandising, sponsor e in genere sfruttamento dell’immagine» spiega Silvestri. «E sempre più importante sarà il ruolo di programmi come X Factor o Amici, che contribuiscono ad allargare il mercato, avvicinano alla musica giovani acquirenti e fanno scoprire artisti nuovi».

Matteo Becucci

«la mia gavetta lunga 18 anni»

Matteo Becucci, 38 anni, di Livorno. Ha fatto il liceo linguistico ed è impiegato in uno studio commerciale. Sposato con Chiara, ha due figlie, Caterina e Giulietta, di tre e cinque anni.

La musica: un colpo di fulmine?

«Sì. A tre anni già cantavo, a nove suonavo il piano. Nell’adolescenza, per un po’ ho smesso. La mia voce era cambiata e non mi piaceva. In più, mi vergognavo a esibirmi. Finché un amico mi ha sentito cantare nel bagno della scuola e mi ha convinto a riprendere. Da lì, ho suonato in tanti gruppi e in tanti posti, dalla mia Toscana alla Sardegna. Ho inciso due cd, di cui uno autoprodotto, ho fatto il corista di Caputo…».

Difficoltà e porte in faccia?

«Sì. Una gavetta lunga 18 anni. Provini andati male, rifiuti, bocciature. Mi avevano promesso che avrebbero prodotto un disco, se mi avessero selezionato per Sanremo. Ma non mi hanno selezionato e il disco è saltato. Fino al 1999 ho tenuto duro, “sopravvivendo” di musica. Poi mi sono sposato e ho cominciato col doppio lavoro: impiegato di giorno e cantante di notte.  Per fortuna che il mio capo, quando necessario, mi fa telelavorare. Ma la musica è sempre stato il mio primo pensiero».

X Factor: perché?

«È stata mia moglie a darmi l’incoraggiamento decisivo. Lei è un’ex velista, sa che cosa sono la competizione e l’agonismo. Certo partecipare a 38 anni, con una famiglia e un lavoro fuori è stato un po’ un azzardo. Ma ho ottenuto l’aspettativa e… mi sono buttato! Ero già quasi fuori tempo limite e non potevo farmi sfuggire l’occasione».

Come si vive dentro il loft di X Factor?

«La prova più dura è stata la lontananza dalla mia famiglia. Ci potevamo sentire pochissimo. E la sensazione di reclusione era forte. In compenso, è stato bello conoscere persone che condividono la mia stessa passione per la musica e passare tutto il tempo con loro. Un momento difficile? Quando Morgan mi ha attaccato duramente. Ma io ho abbozzato. Poi sua sorella e sua mamma sono venute a scusarsi con me!».

Dì la tua sui Bastard Sons of Dioniso

«Bravi, preparati, bei tipi. Hanno un modo di fare coerente con il genere che fanno. Dovevano vincere loro».

Cosa vi ha portato la popolarità?

«Ora giro come un pazzo! Un’intervista dietro l’altra. Quando ho finalmente riacceso il cellulare, non la finiva più di suonare per i messaggi. La gente mi riconosce per strada. Ma soprattutto, mi ascolta. Emozionare le persone mi ripaga degli sforzi».

Sogni e progetti?

«Vivere di sola musica. Scrivere belle canzoni. Fare uscire un disco mio. Raggiungere davvero le persone con la mia voce».

E se dovesse andar male…

«Sul lavoro ho chiesto il prolungamento dell’aspettativa. Ma in ogni caso, per mantenere le mie figlie sono pronto a fare qualsiasi cosa. E poi, perché invece non potrebbe andare bene?».

La vostra storia cosa insegna?

«Bisogna credere nella musica e mettercela tutta, anche fisicamente. Le delusioni pesano, ma poi basta rimettere le mani sulla chitarra per ritrovare la voglia. Non ci sono generi musicali, sfide difficili, età limite». Niente è impossibile (come il titolo del suo inedito) per un ragazzo di 38 anni. INFO: www.myspace.com/matteobecucci

Bastard Sons of Dioniso

«siamo duri e puri»

Jacopo Broseghini, Federico Sassudelli, Michele Vicentini. 22 anni, della Valsugana. Ex compagni di classe, Federico è falegname, Michele disegnatore di arredamento, Jacopo frequenta Lettere e Filosofia.

La musica: un colpo di fulmine?

«Si. Avevo la casa piena di strumenti musicali, mio padre faceva parte di un complesso negli anni 70 (parla Federico, ndr). Suonavo la tromba nella banda del paese. Jacopo suonava il pianoforte della madre. Michele viveva in una casa senza nemmeno uno stereo, eppure si è innamorato della chitarra classica. Facevamo parte di tre gruppi diversi. Fino al 2003, quando Jacopo ci ha invitati a una festa in baita. Lì sono nati i Bastard Sons of Dioniso».

Difficoltà e porte in faccia?

«Ci siamo sempre divertiti un sacco. Abbiamo fatto 230 concerti in tre anni, vincevamo tutti i concorsi locali. In Trentino siamo molto conosciuti, ci dedicano articoli sui giornali, ci chiamano per suonare se vengono gruppi da fuori. Ma ci siamo sbattuti anche “come dei cani”. I pochi soldi che guadagnavamo li spendevamo per la band: strumenti, furgone, assicurazione. E i nostri due album (Great Tits Heat! e Even Lemmy sometimes sleeps, ndr) ce li siamo prodotti da soli».

X Factor: perché?

«L’iniziativa è partita da loro! La trasmissione ha contattato il nostro fonico, che ci ha indicato. All’inizio eravamo quasi “indignati”: la televisione non ci piace, non volevamo apparire diversi da come siamo. Ma era anche un’ottima opportunità per farci conoscere. Abbiamo accettato di partecipare a condizione che ci facessero fare la nostra musica, senza compromessi».

Come si vive dentro il loft di X Factor?

«Nelle 14 settimane di “clausura” dovevamo dividerci la stanza, e non è stato facile. Così abbiamo imparato ad apprezzare quanto sia bello dormire da soli! Abbiamo poi dovuto sottostare alle regole del programma: non suonare dal vivo e cantare certi pezzi in italiano. Ma sia Gaudi (il loro coach, ndr) sia Mara (Maionchi, la loro caposquadra, ndr) non hanno cercato di influenzarci».

Dì la tua su Matteo

«È giusto che abbia vinto lui. Aver proposto un nostro pezzo e cantare con gli Elio e le Storie Tese, su Rai 1, è stata la vera vittoria per noi».

Cosa vi ha portato la popolarità?

«Mille ragazzine intorno… e mille impegni: interviste, presentazioni dell’Ep, programmi televisivi. Quest’estate ci aspetta un tour di 15-20 date. Poi però vogliamo concentrarci sulla nostra musica. Il nostro “vero” album uscirà a dicembre».

Sogni e progetti?

«Comporre testi e musica. E suonare, suonare, suonare. Vogliamo conservare la libertà di fare quello che ci piace. Senza limiti e costrizioni».

E se dovesse andar male…

«Torneremo a fare quello che facevamo prima. Il mio lavoro è in stand-by, così come quello di Michele, che si è messo in aspettativa. E Jacopo potrebbe finire l’università».

La vostra storia cosa insegna?

«Niente, non è ancora finita! Siamo amici, ci stimiamo, e in più ci divertiamo. Non suonare è una rinuncia. Se il sabato non abbiamo un concerto, non sappiamo cosa fare. Così capita che rimaniamo a casa». Vi immaginavate così il sabato sera dei “bastardi”?

INFO: www.tbsod.com

Lucia Ingrosso e Tiziana Tripepi, Millionaire 6/2009

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