Un business sulla pizza e un’exit di 55 milioni

Di
Redazione Millionaire
24 Dicembre 2015

Christian Sarcuni, 29 anni, nato a Matera ma bolognese di adozione, lo scorso febbraio ha ceduto la sua startup Pizzabo.it ai tedeschi di Rocket Internet per 55 milioni di euro, sorta di incubatore che ha nel sito di e-commerce Zalando il suo successo più brillante.

Quale il business di Pizzabo e come è nato?
«Proponiamo ai ristoranti un dispositivo con cui ricevere richieste di consegna a domicilio eseguite sul nostro sito. Gli esercenti possono rifiutare o accettare l’ordine e informare gli utenti sui tempi di consegna in tempo reale. Il guadagno di Pizzabo proviene da commissioni da parte dei locali che aderiscono all’iniziativa. Il pubblico invece riceve una pizza gratis ogni 10 ordinazioni fatte e può accedere alle medesime promozioni esistenti offline. L’idea mi è venuta subito dopo la laurea: ero alla ricerca di un’attività a cui dedicarmi e ho pensato di unire i ristoranti, cioè un business tradizionale, con il web. Da subito ho coinvolto l’amico di vecchia data Livio Lifranchi: io mi sono occupato della parte tecnica e lui di marketing e commerciale. Il debutto online risale a gennaio 2010, il finanziamento iniziale, tutto di tasca nostra, si è aggirato sui 100mila euro».

Avete mai ricevuto investimenti da provati o istituzioni?
«No. Li abbiamo cercati, senza successo: gli esaminatori di un fondo europeo hanno rigettato la nostra richiesta dicendo che non eravamo abbastanza innovativi».
Quale l’ostacolo contro cui avete lottato di più?
«Farsi accettare dai ristoranti: difficile fare adottare un servizio nuovo. Ce l’abbiamo fatta ricorrendo a tutta la nostra caparbietà: nei primi tempi abbiamo lavorato così tanto da dimenticarci come fosse il colore del sole».

I vostri punti di forza?
«Il feedback degli utenti: allontaniamo quelli farlocchi e diamo attenzione anche a quelli negativi, che ci indicano la presenza di un problema su cui intervenire».
Come siete riusciti ad attirare l’attenzione di Rocket Internet?
«Non avendo nessuna intenzione di vendere: il nostro unico obiettivo era il business. Così lo scorso anno siamo riusciti a raggiungere una crescita esplosiva: 240mila utenti e 300 ristoranti presenti in 6 città, un milione gli ordini trasmessi. Non avevo mai pensato a questa exit strategy, ma quando ho ricevuto una proposta tutto si è concluso in modo fulmineo: perché ho deciso di fare un passo indietro e cedere il controllo dell’attività pur raggiungere una crescita inaccessibile alle nostre sole forze. E’ stata proprio la possibilità di far parte di un progetto internazionale che mi ha spinto ad accettare la proposta di acquisto».

Quale l’autonomia con cui ora gestite l’attività?
«Amplissima: il nostro concept è più che accettato e il suo sviluppo è a vantaggio di tutte le parti in gioco».

Obiettivi futuri?
«Coprire in tempi ridotti le maggiori città italiane e continuare ad occuparmi a tempo indefinito di Pizzabo. Non ho mai pensato di spremere l’attività per ricavarne denaro e poi dedicarmi ad altro».

Un consiglio alle startup italiane.
«Molte iniziative nascono con dei limiti che prima o poi determinano la fine dell’attività. Meglio quindi identificare tutti i punti deboli di un progetto fin da subito, verificare quali sono risolvibili e mettere in pratica le soluzioni. E poi, con tanta caparbietà, mettersi al lavoro senza farsi troppe domande. Noi abbiamo fatto così».

INFO: www.pizzabo.it

Redazione

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