Lavorare da casa: tra sogno e crisi

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25 Febbraio 2013

Mentre studi autorevoli, tra i più recenti quello dell’Università di Stanford, dimostrano che lavorare da casa migliora le qualità delle prestazioni degli impiegati, in Europa solo l’8% degli occupati non ha bisogno di recarsi in ufficio per svolgere le sue mansioni.

L’Italia è il fanalino di coda: da noi la percentuale si attesta al 3,9, pari al 2% del Pil.

Diverse le ragioni di questo ritardo. Due le più evidenti: 1) gli imprenditori non scommettono sul lavoro da casa, perché hanno paura di perdere il controllo sui dipendenti; 2) le politiche governative premiano poco i lavoratori della categoria.

Insomma, sul nostro Paese pesa (forse) un certo conservatorismo nel mondo imprenditoriale nell’affrontare la questione, una volta per tutte.

Ma se l’Italia avesse ragione?

Ha destato molto scalpore nel mondo del lavoro la decisione di Marissa Mayer, 37 anni, Ceo di Yahoo!, di richiamare in ufficio tutti i teledipendenti impiegati dall’azienda.

L’ex Google, chiamata per risollevare le sorti del colosso, da tempo in declino, ha così motivato la sua scelta:

Bisogna creare spirito di gruppo se vogliamo che Yahoo! vinca le sfide che dovrà affrontare».

Giusto o sbagliato, siamo sicuri che il suo diktat avrà conseguenze al di fuori del gruppo.

E voi avete mai sognato di lavorare da casa?

Giancarlo Donadio

(Fonte foto utente flickr  Victor1558)

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