Allo Smau vincono le “Menti in Movimento”

Di
Tiziana Tripepi
26 Ottobre 2012

“La politica è un freno all’evoluzione umana”.

Che siate d’accordo o no con questa affermazione, chi l’ha pronunciata ha sperimentato sulla propria pelle la difficoltà di superare gli ostacoli di un sistema italiano che non premia chi crede nei propri sogni. Una difficoltà dalla quale Massimo Nunziato e Marco Menichelli, i nostri esperti Ask per la categoria Startup e Innovazione, hanno tratto il coraggio e la forza per combattere per le proprie idee. Hanno sviluppato, infatti, un progetto, il Leonardo Human language code, un codice che riconosce il linguaggio umano e lo trasforma in applicazioni con il quale hanno vinto il premio Lamark durante lo Smau 2012 di Milano.

Una storia da veri imprenditivi la loro, che comincia con una scelta difficile: quella di mollare tutto per correre dietro ai propri ideali, ma che li ha portati fino a ricevere i complimenti da parte di un rappresentante di Google.

Sentiamo dalla loro viva voce com’è iniziata la loro avventura.

Partiamo da lontano, parliamo della vostra storia: come vi siete conosciuti?

A questa domanda risponde Massimo, che dice:

Ho conosciuto Marco per una trattativa di lavoro. Ero dirigente di una società nel settore immobiliare, Marco era amministratore unico di un’altra realtà simile e ci siamo incontrati per una trattativa: dovevo vendere un terreno e lui lo doveva acquistare. È stata una situazione simpatica perché io non sono riuscito a vendere il terreno, né lui ad acquistarlo, ma abbiamo iniziato entrambi a scambiarci idee di vita.

Cosa ti ha spinto a metterti in proprio, Massimo?

[blockquote align=”center” variation=”red”]Facevo parte di un mondo sicuro e, diciamo, senza alcun problema economico. In realtà, però, più andavo avanti, più mi rendevo conto che la mia professionalità era sì ben remunerata ma in qualche maniera regalata alle altre persone. Ho sempre avuto in mente di realizzarmi per conto mio, ma gli eventi della vita, o forse il fatto che non ero ancora pronto a fare il passo, mi hanno portato ad arrivare fino all’età di 39 anni. Poi, un giorno, ho messo i piedi per terra e ho deciso di cambiare strada.

Caso ha voluto che mentre lasciavo il lavoro, pur senza avere prospettive, ma con tante idee, Marco stesse facendo lo stesso percorso.[/blockquote]

Quali sono state le difficoltà maggiori che avete incontrato?

[blockquote align=”center” variation=”red”]Nel momento in cui abbiamo avviato l’attività imprenditoriale, abbiamo pensato di utilizzare i classici canali di aiuto. E, lì per lì, abbiamo trovato delle porte chiuse. Ogni volta che entravamo in una banca, ci dicevano: “Si, va bene, la vostra idea funziona, ma quali sono le garanzie ipotecarie che potete dimostrare?”

Bene, questo ci ha permesso di tirar fuori la grinta, e capire che c’era un altro modo per fare impresa, la nostra volontà, il raggiungere gli obiettivi costi quel che costi.

Siamo partiti senza avere un euro in tasca ma siamo riusciti ad andare avanti, senza chiedere aiuti.[/blockquote]

Parliamo di Mente in Movimento, il laboratorio di idee che raccoglie le menti e le eccellenze italiane. Di che cosa si tratta nello specifico?

[blockquote align=”center” variation=”red”]Più che un laboratorio, Mente in movimento è un incubatore di idee, perché le crea, le porta allo stadio embrionale e poi le sviluppa. Il tutto, avvalendosi delle persone migliori che ci sono sul mercato.

Ovviamente, lo scopo del laboratorio non è quello di tirar fuori delle idee semplicemente per fare soldi: tutte le nostre invenzioni sono volte ad agevolare la vita dell’essere umano. Noi vogliamo creare un valore. Il denaro non è un valore, è un mezzo.

All’inizio, mentre mettevamo insieme le nostre idee, ci siamo resi conto che stavamo mettendo in moto la mente. Il nome del nostro progetto non poteva essere che quello: Mente in Movimento.[/blockquote]

Leonardo, il vostro grande successo. Di che cosa si tratta?

Leonardo è il primo linguaggio al mondo, della categoria Human Language Code, che permette di sviluppare software per pc o applicazioni mobile, attraverso il linguaggio naturale. Ciò significa che interpreta e comprende il linguaggio umano e lo traduce in software. C’è un motore semantico, un’Intelligenza artificiale e un linguaggio intermedio. Tramite questi strumenti, Leonardo riesce a generare il software, nonostante professori ed esperti di innovazione ci dicevano che era impossibile farlo.

Da dove vi è venuta l’idea?

[blockquote align=”center” variation=”red”]Partiamo dal fatto che io e Marco non siamo programmatori. Questo ha agevolato la nascita dell’idea. L’uomo ha inventato la macchina, che è una cosa stupenda, però si è dovuto assoggettare al suo linguaggio, diventandone schiavo. Allora abbiamo detto: perché non cambiare e fare si che la macchina capisca il linguaggio umano? E da lì è cominciata l’avventura.

Abbiamo avuto questa idea, la abbiamo ingegnerizzata e abbiamo trovato delle persone che la sviluppassero.[/blockquote]

Per una Startup è difficile sopravvivere alle difficoltà create dal sistema italiano. Come riuscite a sviluppare le vostre idee?

[blockquote align=”center” variation=”red”]È già da tempo che non facciamo fede sulle leggi e sulle agevolazioni che danno le istituzioni, infatti, diciamo sempre che l’ingegno è la migliore fonte di finanziamento. È questa è la nostra esperienza.

Prendiamo ad esempio Leonardo, che cosa abbiamo fatto? Abbiamo lavorato sulla semplicità, in modo che anche un linguaggio di programmazione fosse fruibile a tutti, non solo alle imprese. Questo permette di partire, a livello di accessibilità del prodotto, da un prezzo molto basso e non crea problemi nell’immetterlo sul mercato.[/blockquote]

Parlateci della vostra esperienza allo Smau e del premio Lamarck.

Allo Smau siamo arrivati in una maniera molto semplice. Abbiamo visto che c’era l’opportunità per le startup di essere selezionate e di partecipare alla fiera con uno stand in maniera gratuita. Intorno giugno, abbiamo presentato il nostro progetto e siamo stati subito contattati dall’organizzatore, nonché fondatore di startup business. Da lì abbiamo iniziato a sviluppare tutto il materiale necessario per lo stand fino a quando, il giorno prima, siamo stati ricontattati e ci hanno detto che eravamo una delle 7 startup che avevano vinto il premio Lamarck.

Quali sono i vostri obiettivi futuri?

Stiamo lavorando per far sì che Leonardo esca in tutte le lingue, che sia fruibile a tutti i programmatori e a tutte quelle persone che vorrebbero programmare ma non hanno tempo di imparare il linguaggio.

Qual è il consiglio che dareste a un giovane che ha una buona idea, ma ha paura di fallire?

[blockquote align=”center” variation=”red”]Marco. Purtroppo tante persone hanno delle buone idee, ma gli manca il coraggio o la voglia di perseguirle. Assieme all’idea ci deve essere una grande intraprendenza, ovvero, una grande voglia di far sì che diventi reale e prenda forma. La paura di fallire è un qualcosa che ci accompagna sempre. Anche noi abbiamo paura di fallire, ma è una sana paura, che non ti blocca e ti permette di verificare ogni processo e adottare delle soluzioni prima che si verifichi il problema.

Massimo: i giovani devono assolutamente credere alle proprie idee. Devono credere soprattutto in sé stessi perché ogni individuo è diverso e ha un modo tutto suo di vedere le cose. Quel che ci vuole è una bella iniezione di fiducia. Bisogna essere affamati, perché se abbiamo la pancia piena, non ci muoviamo.

Bisogna trovarsi in uno stato di necessità, anche se solo di alzarsi dal proprio posto fisso e crearsi un’opportunità propria.[/blockquote]

 

Giuseppina Ocello

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