Startupper in viaggio: 1.200 km a piedi per cambiare il lavoro

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23 Maggio 2014

«Stare chiuso in ufficio, per un imprenditore, può essere un limite, perché è necessario confrontarsi sempre e il più possibile con chi sta fuori, chi è nei piccoli centri e chi ogni giorno porta il proprio contributo a questo Paese» spiega Andrea De Spirt, veneto, 25 anni, fondatore di Jobyourlife, portale che unisce la domanda e l’offerta di lavoro in modo innovativo (ne parliamo qui).

Qualche giorno fa è iniziato il suo viaggio: 1.200 chilometri a piedi, 43 tappe, lungo la via Francigena che lo porterà ad attraversare tutto l’Appennino d’Italia fino a Bari:

Voglio immergermi nel mondo del lavoro italiano, incontrare gente comune (dal contadino, al barista, ai giovani che si inventano nuove professioni) per capire quali sono le esigenze di chi il lavoro lo vive quotidianamente».

Il progetto si chiama “Tutte le strade portano a noi” e prevede la realizzazione di un libro (dello scrittore Alcide Pierantozzi, tra gli ispiratori dell’iniziativa) e di un documentario: Andrea e gli altri viaggiatori (sei osservatori tutti nati negli anni 80) sono seguiti da una macchina elettrica con operatori che filmano ogni tappa.

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Si incontrano storie incredibili: ho parlato con una contadina di ottant’anni che coltiva i campi con la stessa passione e dedizione di quando era giovane, e tanti piccoli imprenditori che aprono attività e che affrontano le avversità con forza e fiducia nel futuro».

Ogni tappa del viaggio si può seguire sul blog del progetto (clicca qui) e sui social. Per Twitter c’è l’hashtag #tuttelestrade.

Cosa si può fare per migliorare la situazione del lavoro oggi?

Bisogna ripartire dall’ascolto. A mio avviso la politica ha perso l’abitudine di farlo, ma il primo passo per rivoluzionare un Paese è proprio partire dalle esigenze di chi lo vive, accoglierle e poi agire».

Cosa consigli ai giovani che non hanno lavoro oggi?

Di percorrere due strade: la prima è di inventarsi un lavoro, portare sul mercato una propria idea. Una startup se fatta bene, con studio alle spalle e un buon team, può risollevare le sorti di una persona. E poi c’è la seconda strada: proporsi alle aziende in modo innovativo. Il cv da solo non basta più: secondo studi un selezionatore guarda un cv per non più di 4 secondi e se non riesci a colpirlo, non hai molte speranze. Bisogna ingegnarsi: c’è ad esempio un grafico che mandava il suo cv ad aziende ma veniva sempre scartato. Ma non si è scoraggiato. Ha studiato le aziende, la loro storia e ha preparato una scatola di cioccolatini da spedire con il suo cv all’interno. Risultato? Le aziende hanno iniziato a chiamarlo. Il lavoro c’è, le posizioni aperte ci sono. Ma la concorrenza è più alta: se vuoi riuscire, devi saperti distinguere».

INFO: https://www.jobyourlife.com/blog/

Giancarlo Donadio

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