Permettere a tutti di diventare inventori. Questa l’idea da cui è nata Intoino, l’app rivoluzionaria di Marco Bestonzo, Federico de Gioannini e del loro team di menti giovani e brillanti.
Siamo andati ad intervistare Marco appena reduce dalla prestigiosa partecipazione a Leweb, l’evento internazionale che si tiene a Parigi e a Londra con lo scopo di dare visibilità alle più interessanti startup europee e mondiali.
Cosa significa Intoino? Perché avete deciso di chiamare così la vostra app?
Intoino nasce dall’unione di due parole: intuizione e Arduino, la celebre piattaforma elettronica open source che facilita la creazione di prototipi. Inoltre, ci piaceva l’idea che Intoino suonasse un po’ come In Torino, che oltre ad essere la città di Arduino e anche il posto nel quale sono nato.
Il vostro motto è “Tutti possono inventare qualcosa”. Come la vostra app lo rende possibile?
[blockquote align=”center” variation=”blue”]Il modello a cui ci ispiriamo per spiegarlo ai neofiti è simile all’Ikea dove noi non offriamo la possibilità di costruire dei mobili, ma dei circuiti elettronici e delle idee di prodotto. Anche a chi non possiede un background tecnico. Infatti, perfino l’utente che non conosce una stringa di codice, può programmare servendosi di una serie di icone che incorporano già le istruzioni richieste. Le icone vengono offerte in uno store e sono scaricabili agevolmente come si fa con una canzone. In più sono allacciabili e, concatenandole, l’utente può realizzare dei veri e propri software per concretizzare le sue invenzioni.
Per rendere possibile tutto ciò ci serviamo delle migliori tecnologie open source e ci appoggiamo alla piattaforma Arduino. [/blockquote]
Ci fai qualche esempio di ciò che è possibile inventare con la vostra applicazione?
[blockquote align=”center” variation=”blue”]Ti faccio alcuni esempi concreti: con Intoino, ad esempio, puoi creare sistemi di domotica per monitorare l’umidità di una pianta. Basta utilizzare un sensore di umidità, trasferire tutto su Arduino, per creare un programma che mandi un tweet ogni volta che la pianta ha sete.
Inoltre, nel campo artistico potresti creare delle illuminazioni a led o con diversi tipi di effetti che normalmente un artista non riuscirebbe a fare, in un tempo praticamente nullo. O ancora applicazioni che riguardano il mobile health, dai sistemi che ascoltano il battito cardiaco, a quelli che mirano a correggere la postura.[/blockquote]Quanto conta l’open source oggi per rafforzare il processo creativo?
È assolutamente tutto. Per la prima volta nella storia si ha la possibilità di creare qualcosa di completamente nuovo. La gente ha il potere di contribuire alla crescita dell’innovazione. Si esce da un paradigma del capitalismo in cui è il capitale a creare e si entra in un altro in cui il compito di inventare appartiene alla comunità.
Si parla tanto di fuga dei cervelli, voi siete un caso di rientro di cervelli… Ma si può essere giovani, brillanti ed avere successo in Italia?
[blockquote align=”center” variation=”blue”]Io ho altre attività imprenditoriali all’estero, altre squadre con cui lavoro. Ho avuto l’opportunità di confrontarmi con business man di fama internazionale. Eppure, la mia squadra migliore è fatta di italiani. In Italia c’è tutto il talento e l’ingegno per fare quello che si fa nelle altre parti del mondo.
La fuga dei cervelli è un cancro e l’Italia continua a sprofondare anche per questo. Eppure c’è tanto che può essere fatto non solo a livello socio politico. Noi siamo un esempio che anche se sei in una situazione complessa, come quella che sta attraversando il nostro Paese, puoi emergere. In fondo oggi i confini non esistono quando ti chiedono dove abiti bisognerebbe rispondere nel mondo. Tutto in Europa dista solo meno di 3 ore![/blockquote]
Come si realizza un’app di successo? Quali sono gli elementi necessari per creare un prodotto di valore?
L’equazione per il successo è l’unione di un genio tecnico, di un genio di business, insieme a qualcuno che finanzi l’idea. Personalmente, ho cercato di creare una squadra che fosse complementare, che avesse abilità non solamente tecniche ma anche nel campo del design e del management. Poi oltre a creare un team di valore ci vuole coraggio e molta dedizione: io, ad esempio, ho abbandonato il mio lavoro precedente per dedicare tutto il tempo alla mia attività. Come sviluppate la vostra creatività? Ci dia qualche consiglio.
C’è bisogno di approcciare sempre campi diversi dal proprio. Di uscire dalle proprie zone di interesse per curiosare in altri settori. E poi credo che un valore indiscutibile per promuovere la creazione sia la libertà. Io, ad esempio, quando ho messo insieme la squadra non ho detto loro cosa fare, ma cosa volevano fare, qual era il loro sogno. Un approccio per gestire il lavoro che fino ad ora ha dato i suoi frutti.
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Marco e il suo team sono riusciti nel compito che ogni business man dovrebbe porsi prima del profitto: realizzare qualcosa che renda più semplice la vita degli altri.
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Giancarlo Donadio