Come vivere di scrittura

Di
15 Maggio 2013

Hai passato l’intera notte a mettere giù qualche riga di un romanzo che forse nessuno leggerà. L’unica cosa che ti fa star bene è scrivere, ma diventare romanziere di professione è una strada dura. Per arrangiarti fai il giornalista (precario, manco a dirlo) per testate che ti pagano qualche spicciolo. La demotivazione è sempre dietro l’angolo e sai che, malgrado i tuoi sforzi, forse dovrai appendere la penna al chiodo. Ma c’è sempre una strada da percorrere.

Beniamino Santoro, è un giovane salernitano, che più di tutto ama riempire pagine con le sue storie. Per sbarcare il lunario scrive per dei giornali, ma riceve solo pochi soldi, malgrado “il culo a tarallo” (per usare una sua espressione) che si fa dalla mattina alla sera.

Ma Beniamino non è il tipo che s’arrende e fa l’unica cosa che ci vuole riuscire nella vita dovrebbe sempre fare: confrontarsi con gli altri, fare domande, chiedere a chi ha più esperienza di lui. Un giorno scrive una mail a un collaboratore storico di Millionaire, Giuliano Pavone, giornalista e romanziere (13 sotto il lenzuolo, L’eroe dei due mari, tra i suoi titoli più fortunati).

Dallo scambio di battute tra i due, entrambi senza peli sulla lingua, viene fuori una riflessione interessante sull’Italia di oggi, su un confronto sincero tra generazioni, sul segreto per affermarsi oggi nel mondo giornalistico come in ogni altro campo di attività.

Ne riprendiamo alcuni estratti nella speranza che possano essere utili a chi, nonostante tutto, continua a inseguire le sue passioni.

 Beniamino:

Le mando questa mail per capire come si fa a diventare dei veri giornalisti, degli autori di Serie A e non del quartierino, le mando questa mail perché in un periodo di congiuntura come il medesimo tutto sembra più difficile e l’opinione di “uno che ce l’ha fatta” sarebbe una piccola chiave di volta» è la richiesta di Beniamino nella mail.

Giuliano:

C’è una strada che tu, da nativo digitale (e “nativo precario”…) non farai fatica a comprendere: quella dell’iniziativa autonoma, dell’autopubblicazione, dell’autopromozione. L’atteggiamento giusto è puntare sempre al massimo ma saper apprezzare anche il minimo. E a proposito del nostro lavoro, ci sarebbe da stabilire cosa significa essere dei “veri giornalisti”, degli “autori di Serie A”, o essere “uno che ce l’ha fatta”. Perché se per “vivere di scrittura” intendi scrivere un romanzo ogni tanto, seguendo la tua ispirazione, e campare di quello, Beniamino, temo che abbia mandato la tua email alla persona sbagliata. Se invece intendi scrivere (articoli e libri) parecchio, non sempre di quello che ti piace, per una gamma di compensi che oscilla, allora qualche titolo l’ho anch’io. E l’unica cosa che mi sento di dirti è che, in sarai tu stesso a capire di essere un vero giornalista o autore se vedrai che nessuna delusione o porta in faccia ti toglierà la voglia di scrivere».

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 Giancarlo Donadio

(Fonte foto utente flickr  caterina.appia)

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