Disabilità e burocrazia, quando la storia non è a lieto fine

Di
Tiziana Tripepi
12 Novembre 2012

Paolo, laureato in economia ed ex collaboratore del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), affetto da atrofia muscolare, ha dovuto sospendere l’attività della sua azienda a causa di una legge provinciale che lo ha penalizzato per la sua condizione.

Noi di Millionaire lo abbiamo incontrato e gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua storia. Sentiamo cosa ha da dirci.

Paolo, come hai deciso di metterti in proprio e che sacrifici hai dovuto affrontare per farlo?

[blockquote align=”center” variation=”blue”]La decisione di mettermi in proprio non è stata presa a tavolino, ma è stata una naturale evoluzione del mio percorso professionale che in realtà è iniziato un po’ per caso e non prettamente nell’ambito della mia formazione universitaria. Ancora prima di laurearmi in economia e commercio, su richiesta di un mio amico, ho sviluppato un software gestionale per negozi.

Mi sono accorto che mi dava più soddisfazione lavorare in ambito informatico rispetto a quello fiscale o economico. Così ho proseguito con varie collaborazioni, all’inizio con l’Università e il CNR per poi dedicarmi sempre di più allo sviluppo di applicativi personalizzati per clienti privati.

Sono sempre stato in proprio per poter cogliere maggiori opportunità e perché gli orari di un lavoro dipendente sono difficilmente conciliabili con i miei problemi di salute. Non ho dovuto fare particolari sacrifici in quanto ho sempre svolto lavori che mi piacevano. Da un punto di vista economico non sono serviti grandi investimenti, è bastato qualche computer, applicativi e documentazione.

Certamente il tempo necessario allo studio ed alla ricerca delle soluzioni ai problemi che ho incontrato è stato molto. Per cui l’unico aspetto che mi è pesato è stato dover trascurare alcuni rapporti, in particolare quelli sentimentali.[/blockquote]

Cosa hai provato quando ti sei accorto che il tuo progetto stava raggiungendo risultati importanti?

Ho avuto belle soddisfazioni nel risolvere problemi tecnici complessi e nel riuscire a creare per i miei clienti degli strumenti con i quali potessero a loro volta guadagnare. Non ho però potuto provare molti sentimenti positivi in quanto appena raggiunti risultati importanti ho dovuto chiudere la mia attività.

Cosa ti ha fermato?

[blockquote align=”center” variation=”blue”]Sono affetto da atrofia muscolare, una patologia che indebolisce progressivamente i muscoli. Riesco a spostarmi con una carrozzina elettronica, ma non sono in grado di adempiere da solo agli atti quotidiani come ad esempio uscire dal letto, vestirmi, lavarmi o cucinare.

Vivo in Trentino, una Provincia fortunata con una normativa ed un’organizzazione avanzata per far fronte a casi come i miei. L’ente pubblico finanzia delle cooperative di assistenti che mi seguono a domicilio permettendomi di vivere dignitosamente da solo e non dover essere seguito da familiari o essere ricoverato in strutture apposite.

Le leggi provinciali prevedono però una partecipazione ai costi dell’assistenza in base al reddito. Se non si ha reddito gli interventi sono gratuiti, ma se si guadagna si pagano. Necessito di molte ore di assistenza, per cui nel mio caso gli importi dovuti arrivano fino al 70% del reddito netto e questo già con importi bassi. Ad esempio con un reddito netto mensile di 1.000,00 Euro l’importo da versare supera i 600,00 Euro. Però non finisce qui. A questi importi vanno aggiunti l’aumento del canone di affitto dell’appartamento popolare e l’aumento del costo dei servizi di trasporto dedicati ai disabili.

Superata poi la soglia di 15.627,22 di reddito lordo annuo, si perde inoltre la pensione di invalidità. Di fatto un aumento di reddito mi aumentava i costi dei servizi sociali ed abitativi di una misura superiore all’aumento del reddito stesso.

Per poter continuare a mandare avanti la mia attività sarei stato costretto di fatto ad indebitarmi per pagare per poter lavorare. Una situazione assurda.[/blockquote]

Cosa hai provato?

[blockquote align=”center” variation=”blue”]La situazione era così assurda che quando ho ricevuto le prime esorbitanti fatture ho pensato che ci fosse stato un errore di calcolo. Poi a seguito di accurate verifiche con i funzionari competenti abbiamo appurato che gli importi richiesti corrispondevano a quanto previsto dalla normativa.

Mi sono sentito smarrito, per mesi non ho dormito la notte… Anni di formazione, tirocinio e passione vanificati. Mi sembrava pazzesco che le regole penalizzassero così ferocemente le persone in situazioni difficoltose come la mia, che dimostrano la volontà e la capacità di produrre ricchezza, di diventare una risorsa attiva e di versare le imposte.[/blockquote]

Hai smesso di lottare o stai cercando di opporti a questo sistema che penalizza chi si trova nella tua situazione?

Periodicamente riprendo in mano la lotta per far comprendere ai politici, ai tecnici competenti e all’opinione pubblica la mia situazione. Sono stati pubblicati vari articoli e lettere su giornali locali. Ho parlato con assessori e consiglieri sia a livello comunale che provinciale. Sono stato accolto con grande disponibilità e professionalità dai dirigenti dei servizi e degli assessorati. Nonostante la complessità dell’argomento rimango fiducioso nella possibilità di risoluzione della mia problematica.

Se potessi, cosa cambieresti delle leggi italiane?

In Italia veniamo già spremuti dal fisco e molte imprese sono in difficoltà per questo. Le leggi che mi stanno bloccando sono però provinciali e si aggiungono al fisco ordinario colpendo il reddito netto. Sarebbe auspicabile che le regole aiutino le persone nella mia difficile situazione che decidono di lavorare soprattutto quando i redditi sono medio bassi e considerino il lavoro onesto, ed il conseguente pagamento delle imposte, un comportamento virtuoso da premiare.

 

Paolo è una delle poche persone che, nonostante la malattia, ha creduto ciecamente nelle sue possibilità, creando qualcosa che fosse interamente suo. Una legge lo ha fermato, togliendogli l’opportunità non solo di mettere a frutto le sue capacità, ma anche di creare qualcosa di utile che facilitasse il lavoro degli altri.

Conosci o sei stato vittima anche tu di intoppi burocratici o simili? Inserisci un commento con la tua storia, la redazione ti contatterà per approfondirla.

Giuseppina Ocello

(Fonte Foto: Utente Flickr Marcel Oosterwijk)

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