Lavoro: migliorati in 3 step

Di
Tiziana Tripepi
28 Gennaio 2013

Quando vai a scuola, c’è chi ti dice quali sono le tue lacune formative e come colmarle. Sono gli insegnanti ad avere la responsabilità morale e concreta del tuo apprendimento.

Crescendo, il contesto cambia e le responsabilità vengono ridistribuite. Trovi un lavoro e, in genere, non c’è più chi ti dice come formarti, sei tu a dover capire se sei adatto a svolgere le mansioni previste dalla tua figura professionale.

Negli articoli precedenti abbiamo visto alcuni metodi concreti per valutare il proprio lavoro e le proprie competenze. Oggi, vedremo come giungere alle conclusioni e affrontarle.

Dopo esserti ritagliato il tempo per la tua analisi e aver scritto due differenti liste su ciò che fai realmente e ciò che la tua mansione prevede, hai effettuato una riflessione da due punti di vista: il tuo e quello del tuo capo.

Ora, non resta che identificare i tuoi punti deboli e affrontarli.

Scrivi ciò che odi del tuo lavoro

Ovviamente non stiamo parlando dei problemi alla macchinetta del caffè che non funziona o del fatto che non ci sono mai biscottini o the per i momenti di pausa.

L’ultima fase del tuo processo di autovalutazione consiste nello scrivere cosa ti dà più fastidio del tuo lavoro. Ad esempio, se lavori di più dei tuoi colleghi, o se quando sei in difficoltà non c’è nessuno che ti affianca spiegandoti cosa devi fare.

Una volta che hai stilato la tua lista, fermati a riflettere.

Analizza a fondo il problema

Fermati a riflettere su cosa puoi fare per migliorare la tua carriera e il tuo rendimento: un corso di inglese? Un corso di aggiornamento sull’uso di software? Centra il punto e ripercorri i ragionamenti che ti hanno portato fino a qui. Riuscirai a capire qual è il punto debole che devi allenare e da quante persone dipende.

I due problemi che abbiamo riportato nel punto precedente, ad esempio, sono collegati anche ad altre persone e possono essere risolti solo parlando con il tuo capo e i tuoi colleghi.

Sottoponi il problema al tuo capo, preparando un discorso concreto e costruttivo che evidenzi i punti bui, le possibilità di sviluppo e la tua buona volontà di migliorare. Ricorda di proporre anche delle soluzioni fattibili.

Non è detto che il tuo capo riesca a capire, ma cerca comunque di fare tutto ciò che puoi per darti la possibilità di acquisire le competenze che ti mancano.

Il consiglio in più

Se hai seguito tutto il processo di autovalutazione, ti sarai reso conto di aver faticato un bel po’. Il suggerimento per facilitarti il compito è di rimanere allenato, tenendo un diario dove appuntare i tuoi risultati, le gratificazioni o le lamentele che ti sono state fatte.

Puoi anche scriverci su una sola volta la settimana. In questo modo, avrai una visione più obiettiva della tua situazione, trarre giovamento quando leggi dei risultati raggiunti, o comprendere dove stai sbagliando.

 

Come abbiamo visto in questi tre articoli, l’autovalutazione è un processo molto importante per un imprenditivo: per migliorare il suo lavoro o trovarne uno nuovo. Abituarti, periodicamente, ad analizzare il tuo comportamento e le tue competenze è ciò che può farti emergere in mezzo a centinaia di altri concorrenti.

Giuseppina Ocello

(Fonte Foto: Utente Flickr FutUndBeidl)

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